Ferrari: il titolo crolla del 16% dopo il Capital Markets Day. Cosa è successo e quali prospettive emergono dalla nuova guidance

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

Le azioni Ferrari N.V. (RACE) hanno subito una violenta correzione, scendendo fino al -16% nella seduta successiva al Capital Markets Day del 9 ottobre 2025. Si è trattato del peggior calo giornaliero dalla quotazione del gruppo nel 2016, tanto da determinare la sospensione temporanea delle contrattazioni per eccesso di volatilità.

Il paradosso? I conti operativi restano solidi, ma la delusione è arrivata dalle guidance a lungo termine: il mercato si aspettava molto di più. Ferrari ha infatti aggiornato al rialzo le previsioni per il 2025, ma ha presentato obiettivi al 2030 inferiori alle attese degli analisti.

Il management prevede ricavi netti di circa €9 miliardi e un EBITDA rettificato di almeno €3,6 miliardi, con margine EBITDA del 40%. Le stime di consenso erano più aggressive, con ricavi attesi vicini a €9,8 miliardi e un EBIT stimato attorno a €3,25 miliardi. Questo scarto ha innescato il sell-off, riportando il titolo su multipli più vicini alla media storica decennale di P/E 38,6x, pur mantenendo il cosiddetto luxury premium che distingue Ferrari da qualsiasi altro costruttore automobilistico.


Analisi del Sell-Off: aspettative troppo alte e “realtà di lusso”

La correzione è stata amplificata da aspettative eccessive del mercato. Nei mesi precedenti, il consenso degli analisti aveva toccato il massimo quinquennale di raccomandazioni “Buy”, con la convinzione che Ferrari avrebbe alzato l’asticella della crescita a doppia cifra.

Al contrario, la società ha scelto una narrativa di sostenibilità e selettività, privilegiando la qualità rispetto alla quantità. Nella guidance aggiornata, Ferrari stima per il 2025 ricavi netti rettificati a €7,1 miliardi (da oltre €7,0 miliardi precedenti) e EBITDA a €2,68 miliardi, ma il mercato ha ignorato questi progressi, concentrandosi sulle prospettive 2030 giudicate conservative.

La reazione estrema ha quindi rappresentato più una correzione di eccesso speculativo che una revisione del valore intrinseco del brand.


La Roadmap 2030: crescita controllata per preservare il lusso

Nel piano strategico al 2030, il management ha ribadito che la crescita sarà guidata non dai volumi, ma da un arricchimento del mix di prodotto: più edizioni limitate, personalizzazione estrema e una strategie di pricing premium.

Ferrari prevede investimenti cumulati per €4,7 miliardi nel periodo 2026–2030, di cui l’80% dedicato a innovazione e sviluppo prodotto (inclusi i veicoli elettrici e ibridi) e il restante 20% a infrastrutture industriali, come il nuovo impianto EV a Maranello.

Questa allocazione conferma la volontà di proteggere i margini operativi anche a fronte di maggiori costi di R&D e ammortamenti. Il raggiungimento del target di margine EBITDA al 40% richiederà però una execution impeccabile, vista la crescita più lenta dei ricavi e l’incremento della base di costi fissi.


Elettrificazione: Ferrari rallenta per difendere il brand

Uno dei punti più discussi del Capital Markets Day 2025 riguarda la strategia di elettrificazione. Ferrari ha ridimensionato le aspettative del mercato, annunciando che i veicoli completamente elettrici (BEV) rappresenteranno solo il 20% della gamma entro il 2030, contro il 40–50% ipotizzato dagli analisti.

Entro il 2026, circa il 60% delle vendite sarà suddiviso tra modelli ibridi e BEV, con una forte enfasi sulla transizione graduale. La decisione di preservare il motore V12 e di mantenere l’ibrido come pilastro principale ha suscitato critiche da parte del mercato, ma riflette una scelta coerente con il posizionamento identitario del marchio.

Ferrari non può permettersi di trasformarsi in un produttore “di massa” dell’elettrico senza rischiare di compromettere la sua esclusività e la pricing power che giustifica multipli così elevati.


Valutazione: multipli ancora elevati, ma più realistici

Il crollo del 16% ha riportato la valutazione di Ferrari su livelli più in linea con la storia recente, ma resta evidente il premio strutturale rispetto ai concorrenti.
Il P/E TTM attuale, dopo il sell-off, si muove tra 45x e 50x, contro una media triennale di 44x e una decennale di 38,6x.

Ferrari continua quindi a scambiare con un premium del 20% circa sulla media storica, segno che il mercato continua a riconoscerle una posizione unica nel lusso globale. Per confronto, Porsche AG scambia a un EV/EBITDA di circa 6,4x, cinque volte inferiore. Questo “moltiplicatore del lusso” resta sostenibile solo finché Ferrari manterrà margini industriali oltre il 40% e un profilo di crescita credibile.


Outlook e Rischi di Breve Periodo

Nonostante la violenta reazione di mercato, il sentiment degli analisti resta positivo. Su 17 raccomandazioni, oltre il 70% è “Buy” o “Strong Buy”. Tuttavia, il rischio principale ora è quello di revisioni al ribasso delle stime, che potrebbero innescare una seconda ondata di correzione se le aspettative dovessero allinearsi al nuovo scenario di crescita moderata.

Dal punto di vista tecnico, il supporto chiave si trova a 350 euro: una rottura al ribasso di questo livello aprirebbe uno scenario di inversione di medio-lungo termine. Al contrario, un consolidamento sopra i 370–380 euro indicherebbe un ritorno di fiducia e un possibile recupero graduale verso i livelli pre-CMD.


Correzione eccessiva o opportunità nel lusso automobilistico

Il crollo delle azioni Ferrari riflette più un disallineamento tra aspettative e realtà che un deterioramento dei fondamentali. Il management ha scelto una crescita disciplinata, difendendo il valore del marchio e i margini, piuttosto che inseguire obiettivi di fatturato più alti ma meno sostenibili.

Ferrari resta un titolo premium, con valutazione da brand del lusso globale, non da produttore automobilistico tradizionale.
Il sell-off del Capital Markets Day potrebbe quindi rappresentare, per gli investitori di lungo periodo, una fase di accumulo su un brand unico al mondo, purché il titolo riesca a mantenere il supporto tecnico chiave e a dimostrare coerenza nella transizione verso l’elettrificazione controllata.

Approfondimento

Analisi Strategica, Rischi Geopolitici e Valutazione di Davide Campari

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Roberto Contini
Roberto Contini
Operante nel settore investimenti da più di 30 anni, socio fondatore della Società Italiana di Analisi Tecnica, affiliata all’IFTA dal 1988, ha ricoperto ruoli da analista tecnico e fondamentale in Italia e all’estero ed è stato per 15 anni Responsabile Investimenti prima e successivamente Responsabile Area Advisory in Banca Intermobiliare d’Investimenti e Gestioni (BIM). Skills : Asset allocation, analisi tecnica e fondamentale, Macro View, stock picking

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