La nuova crisi politica in Francia, culminata con le dimissioni del primo ministro Sébastien Lecornu dopo soli 27 giorni di governo, ha riacceso le tensioni sui mercati europei. Lecornu, ex ministro della Difesa e figura di continuità rispetto al predecessore François Bayrou, non è riuscito a ottenere la fiducia parlamentare. Il Partito Socialista, attraverso il capogruppo Boris Vallaud, ha accusato l’esecutivo macronista di “immergere il Paese nel caos”, chiudendo ogni spiraglio di sostegno politico.
L’instabilità ha avuto effetti immediati: l’indice CAC 40 ha perso oltre l’1%, mentre lo spread OAT-Bund a 10 anni si è ampliato da 65 a 90 punti base, superando i livelli raggiunti durante la crisi di agosto. Questo movimento non è percepito come un episodio temporaneo, ma come l’inizio di un riallineamento strutturale del rischio francese, che si riflette in un premio di rischio politico permanente incorporato nei prezzi degli asset.
Un dato emblematico è l’allargamento del differenziale BTP-OAT a 6 punti base: il mercato, paradossalmente, percepisce oggi la Francia come più rischiosa dell’Italia, segnalando un decoupling tra i titoli “core” e periferici dell’Eurozona.
Anatomia della crisi e il nodo del rischio fiscale
La crisi è esplosa dopo la caduta del governo Bayrou, travolto da un voto di sfiducia con 364 contrari e 194 favorevoli. L’evento ha messo a nudo la fragilità della coalizione centrista di Emmanuel Macron e la difficoltà di far approvare una legge di bilancio coerente con gli obiettivi europei.
Secondo la Commissione Europea, il debito pubblico francese è destinato a crescere di 5,4 punti percentuali, toccando il 118,4% del PIL. Il mancato consolidamento fiscale e la paralisi politica alimentano il rischio di un “fiscal slippage” strutturale, ovvero una deviazione permanente dal percorso di riduzione del deficit.
La strategia di Macron di nominare un premier “conciliatore”, capace di allargare la base parlamentare attenuando le misure fiscali, si scontra con le richieste di rigore provenienti da Bruxelles e dalle agenzie di rating. La Francia rischia così di trovarsi in un circolo vizioso: più concessioni politiche significano meno disciplina di bilancio, e meno disciplina implica un aumento dello spread e del costo del debito.
Reazioni del mercato: debito e azioni sotto pressione
Il debito francese è stato il primo bersaglio della reazione dei mercati. Lo spread OAT-Bund sopra gli 85-90 bps segnala un cambio di regime nel premio di rischio sovrano. Anche il mercato azionario mostra segni di vulnerabilità: il CAC 40 ha sottoperformato il DAX tedesco e l’EuroStoxx 50, evidenziando un rischio specifico di mercato.
La volatilità implicita dell’indice francese, storicamente inferiore a quella tedesca, ha subito un’impennata. Negli ultimi giorni, la deviazione standard annualizzata del CAC (17,8%) ha superato quella storica del DAX (19,8%), segno che il fattore politico è ormai un driver primario di rischio.
Analisi settoriale: vulnerabilità bancaria e resilienza industriale
L’effetto della crisi non è omogeneo tra i settori.
- Banche e istituzioni finanziarie: i principali gruppi francesi, come BNP Paribas e Société Générale, risultano altamente sensibili all’aumento dei rendimenti OAT. L’ampliamento del risk premium implica una svalutazione implicita dei portafogli obbligazionari e un aumento dei costi di funding, riducendo i margini netti di interesse.
- Campioni globali del CAC 40: le multinazionali del lusso e dell’industria — come LVMH, Hermès, TotalEnergies o Airbus — restano parzialmente immuni grazie ai ricavi internazionali e alla diversificazione valutaria. Questi titoli continuano ad agire come “ammortizzatori” del rischio domestico, ma non possono neutralizzare del tutto il sentiment negativo che grava sull’indice.
Rating sovrano e outlook delle agenzie
La crisi politica francese si riflette direttamente nelle valutazioni delle agenzie di rating.
- Fitch ha declassato la Francia ad A+ il 12 settembre 2025, citando “deterioramento della governance e delle finanze pubbliche”.
- S&P Global mantiene il rating AA-/A-1+ ma con Outlook Negativo, segnalando il rischio di downgrade entro la fine dell’anno se non vi sarà una correzione fiscale credibile.
- Moody’s conserva la valutazione Aa3 Stabile, ma avverte che “la paralisi politica mette alla prova la capacità istituzionale della Francia di attuare le riforme necessarie”.
Le prossime date chiave per i rating sovrani saranno:
- Moody’s: 24 ottobre 2025
- S&P Global: 28 novembre 2025
Se la situazione resterà invariata, gli analisti ritengono probabile un allineamento di S&P al downgrade di Fitch, con impatto immediato sui costi di finanziamento e sulla percezione di rischio sistemico nell’Eurozona.
Raccomandazioni strategiche per investitori
Fixed Income
Si raccomanda di sottopesare il debito OAT a 10 anni fino alla formazione di un governo stabile. I rating in bilico e la perdita temporanea dello status “core” giustificano un approccio prudente. Nel breve periodo, i BTP italiani potrebbero beneficiare di un effetto fly-to-quality relativo, con flussi in ingresso dai titoli francesi verso la periferia.
Equity
L’approccio ottimale resta lo stock-picking selettivo. Meglio mantenere esposizione limitata ai titoli domestici e puntare sui campioni globali (settori lusso, energia, aerospazio) meno dipendenti dal contesto politico. Viceversa, conviene ridurre l’esposizione ai bancari, i più colpiti dalla volatilità dei rendimenti e dall’ampliamento dello spread OAT.
Scenari prospettici: stabilizzazione o deterioramento?
Scenario base – Rapida stabilizzazione
La nomina di un premier tecnocrate e l’approvazione di un piano di bilancio moderato potrebbero riportare lo spread OAT-Bund nel range 65-70 bps. Tuttavia, i segnali di allarme lanciati da Fitch e S&P rendono improbabile un ritorno ai livelli pre-crisi nel breve periodo.
Scenario avverso – Elezioni anticipate o governo debole
Se la crisi dovesse sfociare in nuove elezioni o in un governo con orientamento espansivo, lo spread potrebbe superare i 100 bps, innescando ulteriori downgrade multipli e mettendo pressione sulla BCE. In tale contesto, la banca centrale sarebbe costretta a considerare il ricorso al Transmission Protection Instrument (TPI) per contenere la frammentazione dei mercati, a condizione che l’inflazione lo consenta.
Conclusioni
La crisi politica francese non è soltanto un episodio di instabilità interna, ma un segnale di rischio sistemico per i mercati europei. L’aumento del debito, la mancanza di leadership politica e le tensioni sociali si traducono in un riallineamento strutturale del premio di rischio.
Per gli investitori, la chiave sarà distinguere tra rumore politico e trend di lungo periodo: mentre i titoli core francesi soffrono di una perdita di status, i campioni industriali globali restano un’ancora di stabilità. Nel frattempo, il nuovo equilibrio tra Francia, Germania e Italia ridefinirà la mappa del rischio sovrano dell’Eurozona nei prossimi trimestri.


