Il bilancio federale USA è ancora una volta al centro di una crisi politica. Con l’avvicinarsi del 1° ottobre, scadenza per approvare le dodici leggi annuali di finanziamento, il rischio di shutdown governativo torna ad agitare i mercati. Senza un accordo, le attività federali non essenziali si bloccherebbero, con conseguenze economiche stimate in 6 miliardi di dollari di costo a settimana.
Il meccanismo è noto: il Congresso deve votare le appropriation bills e il Presidente deve firmarle. In assenza di un compromesso, lo Stato si ritrova senza fondi per pagare stipendi e programmi, sospendendo gran parte dei servizi pubblici.
La “Continuing Resolution”: soluzione temporanea ma costosa
Per evitare il blocco totale, il Congresso può approvare una Continuing Resolution (CR), che proroga temporaneamente la spesa ai livelli dell’anno precedente. Questo strumento offre respiro ai legislatori ma ha un prezzo: limita la capacità delle agenzie di pianificare, blocca nuove iniziative e riduce la flessibilità di settori cruciali come difesa, sanità e assistenza alimentare.
Inoltre, mantenere invariati i livelli di spesa erode il potere d’acquisto a causa dell’inflazione, ostacolando innovazione e investimenti di lungo periodo.
Shutdown: conseguenze sull’economia e sui cittadini
Uno shutdown federale non è solo un problema burocratico: ha impatti tangibili.
- Servizi essenziali come FBI, forze armate e TSA continuano a operare, ma i dipendenti lavorano senza stipendio fino al termine del blocco.
- Servizi non essenziali come parchi nazionali, musei, NASA e parte dei tribunali civili vengono sospesi.
- Le agenzie autofinanziate (USPS, USCIS) restano operative, ma riducono personale e attività.
Il precedente shutdown del 2018-2019 ha dimostrato come settimane senza retribuzione possano generare difficoltà finanziarie enormi per centinaia di migliaia di famiglie.
I nodi del bilancio 2025: deficit, tagli sociali e difesa
Al centro dello scontro c’è il disegno di legge ribattezzato “One Big Beautiful Bill”, approvato dal Senato ma ostacolato alla Camera. I punti più contestati:
- Deficit e debito pubblico: il piano aggiungerebbe 3,4-3,8 trilioni di dollari al deficit nel prossimo decennio. Moody’s ha già tagliato il rating USA.
- Tagli ai programmi sociali: modifiche a Medicaid (12 milioni di cittadini a rischio copertura) e riduzione dei food stamps (5 milioni di esclusi).
- Riforma fiscale: estensione dei tagli alle tasse del 2017, favorendo soprattutto i redditi più alti (+2,3% annuo per il 20% più ricco, -2,9% per il 20% più povero secondo Yale).
- Difesa e industria energetica: spesa militare vicina ai 900 miliardi di dollari, taglio delle agevolazioni per le energie rinnovabili a vantaggio di petrolio, gas e carbone.
Un Congresso diviso e polarizzato
Lo stallo politico riflette divisioni interne ed esterne ai partiti. Alla Camera, la fronda anti-MAGA si oppone al deficit e minaccia di far saltare la legge. Il Presidente spinge per l’approvazione, mentre i Democratici parlano di “abominio disgustoso”, contestando i tagli sociali e i benefici fiscali per i più ricchi.
Il consenso per i Democratici, però, è ai minimi storici, riducendo la loro forza negoziale. Il risultato è un clima di paralisi che aumenta l’incertezza economica e istituzionale.
Le possibili conseguenze di uno shutdown prolungato
Uno shutdown esteso avrebbe conseguenze gravi:
- perdita di fiducia nei mercati finanziari,
- aumento della volatilità sul dollaro e sui Treasury,
- maggiore difficoltà a gestire il prossimo tetto del debito,
- crisi di liquidità per centinaia di migliaia di famiglie di dipendenti federali.
Non si tratta quindi solo di uno scontro politico, ma di una partita che può destabilizzare la prima economia mondiale proprio in un momento di tensioni globali.
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