Il rendimento CAPE in eccesso (Excess CAPE Yield – ECY) è uno strumento che mette a confronto il rendimento implicito delle azioni con quello delle obbligazioni, fornendo una bussola utile in fasi di incertezza. Storicamente, quando l’ECY è stato elevato, le azioni hanno sovraperformato le obbligazioni nei dieci anni successivi; al contrario, valori bassi o negativi hanno spesso anticipato rendimenti deludenti.
Oggi l’ECY si trova all’1,5%, un livello basso rispetto alla media storica ma pur sempre positivo. Questo suggerisce che, se i trend passati si confermano, le azioni potrebbero ancora offrire un vantaggio rispetto alle obbligazioni nel lungo periodo.
Perché considerare anche obbligazioni e inflazione
Valutare solo il rapporto prezzo/utili (P/E) non basta. I rendimenti obbligazionari e l’inflazione sono variabili cruciali che condizionano le valutazioni.
- Politiche fiscali espansive (ad esempio, tagli alle imposte sulle imprese) possono sostenere gli utili ma allo stesso tempo aumentare il deficit pubblico e spingere al rialzo i rendimenti obbligazionari, riducendo l’attrattiva relativa delle azioni.
- Dazi e tensioni commerciali incidono sui costi delle imprese e possono alimentare l’inflazione, inducendo la Federal Reserve a politiche monetarie meno accomodanti.
In entrambi i casi, il quadro diventa più complesso: tassi più elevati e inflazione più alta pesano sulle valutazioni azionarie.
Cos’è il CAPE e come si calcola il rendimento in eccesso
Il CAPE (Cyclically Adjusted Price/Earnings), introdotto da Robert Shiller, è un P/E corretto per il ciclo economico che confronta i prezzi delle azioni con gli utili medi degli ultimi dieci anni (al netto dell’inflazione). Per ottenere il CAPE Yield si calcola l’inverso del CAPE, trasformandolo in un rendimento implicito degli utili.
Il rendimento CAPE in eccesso si ottiene sottraendo al CAPE Yield il rendimento reale dei Treasury decennali. Il risultato misura il premio che gli investitori ricevono scegliendo le azioni rispetto alle obbligazioni.
Storicamente, quando l’ECY è stato negativo – come accadde prima del 1929 e della bolla dot-com – il mercato azionario si è rivelato sopravvalutato e vulnerabile.
Dove siamo oggi e cosa aspettarsi
Con un CAPE attuale di circa 38x e rendimenti obbligazionari reali moderatamente elevati, l’ECY all’1,5% si colloca al 24° percentile della sua storia. Non è un segnale di forte sottovalutazione, ma nemmeno un campanello d’allarme paragonabile alle fasi in cui l’indicatore è sceso sotto lo zero.
Una regressione statistica sui dati di Shiller suggerisce che, con questi livelli, le azioni potrebbero sovraperformare le obbligazioni del 2,7% annuo nel prossimo decennio. Non un premio eccezionale, ma comunque positivo.
C’è però un limite metodologico: l’ECY calcola i rendimenti obbligazionari reali sulla base dell’inflazione passata. Usando invece i rendimenti reali impliciti nei TIPS decennali, l’indicatore scende all’1%, rendendo l’outlook meno attraente.
Diversificare resta la scelta più sensata
L’ECY mostra che, nonostante valutazioni elevate, le azioni restano oggi relativamente più interessanti delle obbligazioni. Tuttavia, il margine di vantaggio non è ampio e i rischi legati a inflazione e tassi restano alti.
Per gli investitori con un portafoglio già diversificato, la strategia migliore è mantenere la rotta: guardare ai fondamentali di lungo periodo e non farsi condizionare dal rumore del mercato.
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