Lunedì le azioni Tesla hanno perso il 7,7%, cancellando oltre 68 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. La notizia che ha innescato il crollo? L’annuncio di Elon Musk, CEO dell’azienda, di voler fondare un nuovo soggetto politico, l’”America Party”. Ma la vera causa del tonfo è da ricercare anche – e forse soprattutto – nel Big Beautiful Bill, il disegno di legge economico promosso dall’amministrazione Trump, che rappresenta una minaccia diretta per l’industria dei veicoli elettrici.
Il Big Beautiful Bill e il colpo ai crediti d’imposta EV
Nelle prime settimane di luglio, le commissioni ristrette di Camera e Senato hanno approvato la versione integrale del Big Beautiful Bill, presentato da Trump e dal Ministro del Tesoro Scott Bessent. Se passerà anche nelle sessioni plenarie entro il 30 agosto, comporterà l’abolizione dei principali incentivi all’acquisto di veicoli elettrici:
- Fine del credito d’imposta da 7.500 dollari per veicoli nuovi;
- Fine del credito da 4.000 dollari per veicoli elettrici usati;
- Fine del credito per i veicoli commerciali clean energy (45W);
Misure che entreranno in vigore dal 30 settembre 2025, colpendo duramente la domanda interna di EV, e penalizzando direttamente Tesla, il player dominante del mercato USA.
Musk rompe con Trump e attacca il debito
Musk, fino a poco tempo fa collaboratore della Presidenza Trump attraverso il Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE), ha criticato duramente il provvedimento, appoggiando le posizioni di Rand Paul. Il senatore del Kentucky ha definito il Bill un disastro fiscale, in grado di aumentare il debito federale di oltre 3.400 miliardi di dollari in dieci anni. Musk ha definito la riforma una vera e propria “schiavitù del debito”, richiamando le preoccupazioni espresse anche dal Congressional Budget Office.
La tensione politica e il rischio reputazionale hanno probabilmente contribuito alla scelta di Musk di lasciare il DOGE a maggio, interrompendo una collaborazione sempre più impopolare tra i grandi azionisti di Tesla.
L’America Party: Musk ago della bilancia nel 2026–2028?
Sabato 5 luglio, Musk ha annunciato la creazione del “America Party”, con l’intenzione di conquistare 2–3 seggi al Senato e 8–10 alla Camera nelle elezioni di midterm del novembre 2026. L’obiettivo? Diventare decisivo nei voti chiave tra GOP e Democratici.
In un Congresso sempre più polarizzato, un manipolo di parlamentari indipendenti potrebbe cambiare gli equilibri. Se riuscisse davvero a raccogliere consenso, Musk si ritroverebbe nella posizione di kingmaker anche in vista delle Presidenziali del 2028. Ma quanto è realistico?
Come funziona il sistema maggioritario statunitense
Il sistema elettorale americano è un maggioritario indiretto, ma estremamente rigido. Nelle elezioni presidenziali, i cittadini eleggono i Grandi Elettori (Electors) che formeranno il Collegio Elettorale. Ogni Stato assegna tutti i suoi Electors al candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti, secondo la regola del “winner takes all” (eccetto Maine e Nebraska).
Questo meccanismo rende determinanti i cosiddetti “swing states”, Stati in bilico dove pochi voti possono decidere l’esito nazionale – come accaduto nel 2000, 2016, 2020 e 2024. L’impatto di un terzo partito dipende dalla capacità di inserirsi in questi Stati e conquistare voti decisivi, rendendo Musk più ago della bilancia che candidato di rottura.
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