Con oltre 200.000 prenotazioni in tre minuti, Xiaomi lancia il guanto di sfida a Tesla. Il SUV YU7 punta su autonomia, velocità e prezzo per dominare il mercato cinese delle auto elettriche.
È scoppiata una vera e propria guerra tra i produttori di auto elettriche in Cina. Una battaglia combattuta non solo a colpi di prezzi sempre più aggressivi, ma anche con innovazioni tecnologiche capaci di rendere obsoleti modelli lanciati appena 12 mesi fa. A farne le spese è soprattutto il mercato dell’usato e le grandi flotte di noleggio, che stanno abbandonando in massa l’acquisto di EV, almeno per i prossimi due o tre anni.
In questo scenario, Xiaomi – nata come colosso dell’elettronica di consumo – ha sorpreso il mercato entrando a gamba tesa nel settore automobilistico con la sua nuova auto elettrica di fascia alta: il SUV YU7. Lanciato con largo anticipo rispetto alla data prevista, il modello ha raccolto oltre 200.000 ordini in tre minuti, facendo volare le azioni dell’azienda del +5% e portandole ai massimi storici.
Prezzo Competitivo e Autonomia da Record
Il SUV YU7 parte da un prezzo di 253.500 yuan (circa 35.300 dollari), posizionandosi 10.000 yuan sotto la Model Y di Tesla. La versione RWD, basata sulla nuova piattaforma Modena EV, monta una batteria LFP da 96,3 kWh e offre un’autonomia dichiarata di 835 km con una singola carica. Il veicolo pesa 2.405 kg e raggiunge una velocità massima di 253 km/h, mentre il sistema di ricarica rapida promette di passare dal 10 all’80% in appena 12 minuti, consentendo fino a 620 km di autonomia in 15 minuti.
In termini di efficienza, il coefficiente aerodinamico (Cx) di 0,245 rappresenta un risultato eccellente, soprattutto per un SUV. Sul fronte tech, Xiaomi ha integrato funzionalità AI come il riconoscimento dei gesti per controllare la musica o localizzare l’auto tramite comandi vocali. Non mancano supporti ad Apple CarPlay e Apple Music, segnali che l’obiettivo è conquistare anche un pubblico internazionale.
Tesla in Difficoltà: Licenziamenti a Raffica e Pressioni sui Margini
L’escalation cinese non è passata inosservata a Fremont. Tesla, che già sta soffrendo per il calo delle vendite nei mercati chiave e per l’accoglienza tiepida al robotaxi, ha annunciato una profonda ristrutturazione interna. Elon Musk ha licenziato Omead Afshar, vicepresidente responsabile della produzione e delle operazioni, insieme a una mezza dozzina di dirigenti di alto profilo, tra cui:
- Troy Jones, VP vendite Nord America
- Joe Ward, VP EMEA
- Karen Steakley, ora a capo dello sviluppo aziendale e policy, con un passato nel governo del Texas
- Ex collaboratori di SpaceX, tornati a Tesla in ruoli apicali
Questa mossa arriva dopo le dimissioni di Milan Kovac, ex responsabile del progetto Optimus (robot umanoide), segno di un malcontento diffuso e potenzialmente destabilizzante.
Una Narrativa Che Non Regge Più ai Numeri
Nonostante Elon Musk continui ad attirare attenzione mediatica e a incantare una parte della comunità finanziaria, i numeri iniziano a raccontare un’altra storia: vendite stagnanti, margini compressi e una guerra dei prezzi in Cina che mette Tesla in seria difficoltà nel suo mercato più importante al mondo.
In parallelo, l’ingresso di player aggressivi come Xiaomi, Nio, BYD e Li Auto ha alzato l’asticella dell’innovazione, riducendo il tempo di ciclo dei prodotti a meno di due anni e minando il valore residuo delle auto Tesla. La sensazione crescente è che il fascino narrativo non sia più sufficiente a sostenere un titolo sempre più sotto pressione.
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