Tesla è davvero sull’orlo del collasso? I numeri dicono sì, e lo scontro con Trump può accelerare la caduta

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

Negli ultimi giorni il mercato si è concentrato sullo scontro tra Elon Musk e Donald Trump, ma in realtà la vera crisi è nei conti di Tesla.

L’azienda è entrata nel 2025 con un primo trimestre disastroso, già appesantito da margini industriali negativi, e il nuovo disegno di legge del “Big Beautiful Bill” rischia di azzerare i crediti fiscali e le entrate legate all’infrastruttura Supercharger. Entrambe queste fonti, cruciali per la tenuta finanziaria di Tesla, potrebbero svanire in pochi mesi.


La tempesta politica nasconde un problema ben più profondo

Il botta e risposta tra Musk e Trump ha infiammato i social, ma ha anche avuto effetti concreti sul mercato.

Trump ha minacciato il taglio di tutti i sussidi pubblici alle aziende di Musk, accusandolo di essere “impazzito” dopo le sue critiche al disegno di legge. La risposta di Musk – “Vai avanti, rendimi felice” – ha scatenato il panico: le azioni Tesla sono crollate del 14% in un solo giorno, bruciando 152 miliardi di capitalizzazione, il peggior calo giornaliero nella storia dell’azienda.

E non è solo un fatto di reputazione. Tesla dipende da aiuti pubblici, contratti governativi e agevolazioni tariffarie, tutti ora a rischio.


I numeri del primo trimestre 2025 sono impietosi

  • Ricavi totali in calo del 9%,
  • Ricavi auto in calo del 20%,
  • Margini operativi nulli o negativi,
  • Nessuna guidance per il 2025.

La concorrenza dei veicoli elettrici low-cost cinesi e il crescente boicottaggio del brand Tesla in USA e Europa stanno colpendo duramente la domanda.

L’immagine pubblica di Musk – legata a posizioni estremiste, come il supporto al partito tedesco AfD o il gesto controverso in Germania – ha generato un’ondata di proteste e atti vandalici contro i prodotti Tesla, con effetti devastanti sulle vendite in Europa, dove i volumi sono crollati fino al 65% in alcuni Paesi.


La guerra dei prezzi in Cina e la nuova tecnologia di ricarica minacciano Tesla

In Cina, Tesla sta perdendo terreno sul fronte del prezzo e della tecnologia. Il colosso rivale BYD ha lanciato una guerra dei prezzi, tagliando il costo dei propri veicoli fino al 34%. La berlina Seagull ora costa meno di 8.000 dollari, mentre Tesla è bloccata su una struttura di costi ben più alta.

In parallelo, la nuova ricarica ultrarapida made in China rischia di rendere obsoleta la tecnologia Tesla, complicando ulteriormente le vendite nel suo principale mercato globale.


Fondi pensione e istituzioni lanciano l’allarme: “Musk è un rischio per Tesla”

Sempre più fondi istituzionali si stanno esprimendo contro la gestione Musk-centrica. Le richieste al board sono chiare: serve un CEO dedicato a tempo pieno. Il comportamento divisivo di Musk – sempre più coinvolto in polemiche politiche – sta minando la credibilità del brand e spaventando gli investitori.

Anche Kathy Wood (ARK), storica sostenitrice di Tesla, è scomparsa dai radar. I suoi target di margine e ricavi si sono rivelati irrealistici, e le sue previsioni sono ormai ampiamente smentite dai dati reali.


Robotaxi, altra gatta da pelare: mancano autorizzazioni e piani di emergenza

Tesla punta a lanciare il servizio robotaxi ad Austin, ma il progetto è già nel caos:

  • Il dipartimento dei trasporti locale non è stato coinvolto,
  • I soccorritori non hanno ricevuto formazione,
  • Le autorità federali non hanno dati sui veicoli.

Il rischio è che questo lancio si trasformi in un nuovo caso mediatico negativo per Tesla.


La narrazione di Musk crolla sotto il peso dei dati

Nonostante tutto, Musk continua a parlare di domanda solida e dati di vendita incoraggianti, usando il recente rialzo di TSLA come prova. Ma secondo Troy Teslike – uno degli analisti più seguiti dalla comunità retail – le consegne nel Q2 caleranno dell’11-20% rispetto al 2024. E per l’intero anno, si prevede un crollo del 16%.

A questi ritmi, Tesla brucerà tutto il suo margine operativo, aggravando l’emorragia di cash flow. Eppure, il titolo scambia con un P/E forward di 135, valore assurdo per un’azienda in contrazione. Il fair value stimato non supera i 50 dollari, mentre il titolo si avvicina a 400 dollari.


Conclusione: collasso non più improbabile, ma concreto

Tesla è in crisi su tutti i fronti:

  • Reputazione danneggiata;
  • Mercati chiave in ritirata;
  • Margini compressi;
  • Politiche USA avverse;
  • Tecnologie in ritardo rispetto ai rivali.

Musk continua a “suonare il piffero”, ma questa volta gli investitori istituzionali stanno iniziando a non seguirlo più. Se il secondo trimestre confermerà il trend negativo e se lo scontro con Trump continuerà, potremmo essere di fronte a uno shock di fiducia tale da innescare il collasso di un colosso che – oggi – non genera più liquidità sufficiente a sostenersi.

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Roberto Contini
Roberto Contini
Operante nel settore investimenti da più di 30 anni, socio fondatore della Società Italiana di Analisi Tecnica, affiliata all’IFTA dal 1988, ha ricoperto ruoli da analista tecnico e fondamentale in Italia e all’estero ed è stato per 15 anni Responsabile Investimenti prima e successivamente Responsabile Area Advisory in Banca Intermobiliare d’Investimenti e Gestioni (BIM). Skills : Asset allocation, analisi tecnica e fondamentale, Macro View, stock picking

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