La Banca Centrale Europea ha ufficialmente tagliato di 25 punti base il tasso sui depositi, portandolo al 2%, in netto calo rispetto al picco del 4% toccato nel 2023. La decisione arriva in scia al rafforzamento dell’euro, al calo dei prezzi dell’energia e a un significativo raffreddamento dell’inflazione nella zona euro, che a maggio è scesa all’1,9%, sotto il target del 2%.
Christine Lagarde ha confermato che il rallentamento dell’inflazione è stato determinato da fattori esogeni positivi, come il calo del petrolio, ma ha anche segnalato che le prospettive restano complesse.
Inflazione giù, ma la core inflation resta elevata
La BCE ha pubblicato le nuove previsioni macroeconomiche, rivedendo al ribasso l’inflazione attesa per il 2025, ora stimata al 2% (-0,3% rispetto a marzo). Anche le previsioni per il 2026 sono state abbassate.
Tuttavia, la core inflation (al netto di energia e alimentari) è stata ritoccata al rialzo, passando dal 2,2% al 2,4% nel 2025. Questo segnala che le pressioni sottostanti non si sono ancora del tutto dissipate.
L’economia dell’Eurozona è ancora debole: la crescita del primo trimestre è stata solo dello 0,3% su base annua. Lagarde, tuttavia, si è detta ottimista e ha mantenuto la stima per il 2025 allo 0,9%, ipotizzando che il dato sul primo trimestre possa essere rivisto al rialzo nei prossimi mesi.
Trump e i dazi: la grande incognita per la BCE
Se da un lato il taglio dei tassi e l’euro forte aiutano a stabilizzare i prezzi, dall’altro l’incertezza geopolitica e commerciale minaccia il fragile equilibrio.
La politica dei dazi di Trump rappresenta un potenziale freno alla ripresa europea. I settori più esposti – come acciaio, automotive e beni industriali – rischiano di subire un impatto diretto.
Al momento, l’Unione Europea ha sospeso le misure di ritorsione, ma i leader europei si sono detti pronti a intervenire se le tariffe USA colpiranno le esportazioni in modo significativo.
Sul fronte inflazione, l’effetto dei dazi è incerto: potrebbero aumentare i prezzi su alcuni beni importati, ma il calo della domanda estera potrebbe invece avere un effetto disinflazionistico.
BCE a luglio: pausa o nuovo taglio? Mercati spaccati
La conferenza di Lagarde non ha fornito indicazioni chiare sul futuro dei tassi. Il mercato rimane diviso:
- Alcuni analisti prevedono una pausa, visto che gli attuali dazi USA non sembrano ancora aver indebolito la crescita dell’Eurozona;
- Altri puntano su un nuovo taglio, citando il rallentamento dell’inflazione e il possibile impatto negativo del “Trump Trade Shock” sull’export e sulla fiducia delle imprese.
I mercati ora assegnano una probabilità del 45% a un taglio dei tassi a luglio, in netto aumento rispetto al 20% del giorno precedente.
Anche le stime sul tasso terminale per dicembre sono cambiate, passando dall’1,58% all’1,63%, segnalando che gli investitori si aspettano un percorso più graduale di tagli nei prossimi mesi.
Conclusione: inflazione in calo, crescita incerta, geopolitica instabile
La BCE ha lanciato un primo segnale di allentamento monetario, ma rimane prudente. Il taglio dei tassi è stato possibile grazie al calo dell’inflazione, ma i rischi esterni – a partire dai dazi imposti da Trump – potrebbero condizionare pesantemente le prossime mosse.
Il mese di luglio sarà decisivo. Se i dati macro confermeranno il raffreddamento dei prezzi e se l’impatto dei dazi inizierà a farsi sentire sul commercio estero, la BCE potrebbe agire di nuovo. In caso contrario, potrebbe prendersi una pausa di riflessione, osservando l’evoluzione del contesto globale.
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