Il resoconto della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) del 6-7 maggio mostra un quadro ancora complesso: i membri del comitato restano preoccupati per l’impatto potenziale dei dazi sull’inflazione e per le incertezze legate alla politica commerciale e fiscale degli Stati Uniti.
Come emerge dai verbali pubblicati mercoledì, i partecipanti hanno espresso timori per un possibile aggravarsi dell’inflazione, che potrebbe porre la Fed di fronte a scelte difficili di politica monetaria, in particolare se la crescita economica e il mercato del lavoro dovessero indebolirsi.
Nonostante le perplessità, i direttori hanno concordato che, almeno per ora, la decisione migliore fosse mantenere i tassi invariati, alla luce di una crescita economica ancora solida e di un mercato del lavoro che, pur mostrando segnali misti, rimane nel complesso equilibrato. Anche la spesa dei consumatori è risultata in buona tenuta, confermando un supporto fondamentale per l’attività economica.
Tassi fermi almeno fino a settembre
Dopo il taglio di dicembre, i tassi sui Federal Funds sono rimasti fermi nella fascia 4,25%–4,50%. Dalle minute FOMC di maggio emerge chiaramente l’orientamento prudente della Federal Reserve: i membri ritengono che l’attuale impostazione sia moderatamente restrittiva, ma appropriata, data l’incertezza crescente sulle prospettive macroeconomiche.
Nel verbale si legge che i partecipanti sono consapevoli del fatto che l’aumento dell’incertezza politica e fiscale rende più complicato il raggiungimento del doppio mandato della Fed – piena occupazione e stabilità dei prezzi. In questo contesto, è apparso chiaro che la Banca Centrale preferisca attendere dati più certi sull’andamento dell’inflazione e dell’economia prima di modificare l’attuale stance.
Non a caso, subito dopo la pubblicazione delle minute, i contratti futures sui Fed Funds hanno eliminato quasi del tutto la probabilità di un taglio dei tassi prima della riunione di settembre.
I dazi USA-Cina sono stati sospesi, ma restano altre fonti di incertezza
Va ricordato che le minute si riferiscono a una riunione avvenuta una settimana prima della sospensione dei dazi tra Stati Uniti e Cina. A pochi giorni dal meeting, le due potenze hanno infatti concordato un cessate il fuoco tariffario temporaneo e un periodo di negoziazione di 90 giorni, rimuovendo le tariffe più gravose.
Questa tregua ha favorito un rally a Wall Street, ma non ha fermato la crescita dei rendimenti obbligazionari, elemento che ha spinto Trump a cercare di contenerne l’ascesa. La Fed, però, resta concentrata sull’equilibrio tra crescita e inflazione, ed è consapevole che un ulteriore peggioramento dei conti pubblici, con conseguente aumento del deficit federale, potrebbe minare la fiducia nel mercato dei Treasury a lungo termine.
In tale scenario, non è escluso che la Fed possa ricorrere a strumenti di politica monetaria non convenzionale, ad esempio operazioni mirate per sostenere i titoli del Tesoro con scadenze lunghe, nel caso si inneschino dinamiche di sfiducia prolungata sul mercato dei bond governativi.
Inflazione ancora troppo alta per un taglio dei tassi
Anche se alcuni indicatori suggeriscono che l’inflazione si stia gradualmente avvicinando all’obiettivo del 2%, il quadro resta incerto. Il dato PCE core – l’indicatore preferito dalla Fed – si attesta ancora al 3,5%, ben oltre il target. Proprio oggi, 29 maggio, verrà pubblicata la nuova rilevazione, che potrebbe influenzare le aspettative di mercato.
La Fed continuerà a monitorare attentamente l’andamento del PCE e altri indicatori macroeconomici chiave prima di considerare qualsiasi allentamento. Il messaggio è chiaro: servono prove concrete di disinflazione sostenuta.
Powell resiste alle pressioni politiche
Nel frattempo, l’amministrazione Trump continua a fare pressioni pubbliche sulla Fed, chiedendo un taglio immediato dei tassi. Tuttavia, il presidente Jerome Powell ha ribadito che la politica monetaria rimarrà indipendente e che nessuna interferenza politica sarà tollerata fino alla fine del suo mandato, fissato a maggio 2026.
Powell ha sottolineato che l’obiettivo primario resta la credibilità della Fed nel mantenere la stabilità dei prezzi, elemento essenziale per la fiducia dei mercati e per evitare un’accelerazione incontrollata delle aspettative inflazionistiche.
Conclusione
Le minute FOMC di maggio confermano l’approccio attendista della Fed in un contesto di elevata incertezza macro e geopolitica.
- L’inflazione resta troppo alta per allentare la politica monetaria.
- I dazi sono stati sospesi, ma le tensioni commerciali persistono.
- Il deficit USA preoccupa, così come la pressione sul mercato obbligazionario.
- La Fed è pronta a intervenire, ma solo con dati alla mano.
La prossima mossa? Probabilmente non prima di settembre. E solo se l’inflazione lo permetterà.
