Nassim Taleb lo disse con lucidità disarmante: “Date a un investitore le notizie del giorno dopo e fallirà comunque entro un anno.”
Una provocazione? Forse. Ma un esperimento reale, con soldi veri, ha dimostrato che Taleb aveva (di nuovo) ragione.
La riflessione non riguarda solo i mercati. Riguarda noi. Riguarda come usiamo le informazioni, quanto siamo davvero capaci di interpretarle, e quanto spesso la nostra sicurezza diventa il nostro peggior nemico.
L’esperimento: se avessi il giornale di domani?
La società Elm Partners ha condotto uno studio affascinante, dando a 118 studenti di finanza l’accesso a 15 vere prime pagine del Wall Street Journal, ricevute 36 ore prima della pubblicazione.
Niente prezzi, ma notizie reali e potenzialmente market-moving: un terzo riguardava i dati sul lavoro, un terzo le decisioni della FED, il resto eventi selezionati a caso tra il 2008 e il 2022.
Con 50 dollari ciascuno, gli studenti potevano investire sull’S&P 500 o sui Treasury a 30 anni, aprendo posizioni long o short con leva fino a 50x.
Un sogno per ogni trader: sapere oggi cosa accadrà domani. Eppure…
Il risultato? Disastroso.
- Il 50% ha perso soldi.
- Uno studente su sei ha azzerato il conto.
- Il guadagno medio? 1,62 dollari. Nemmeno un caffè.
Come è possibile?
Il problema non era l’informazione. Era la reazione a quell’informazione. I mercati, lo sappiamo, non si muovono sulle notizie in sé, ma sulla sorpresa rispetto alle aspettative.
Un report positivo sull’occupazione, ad esempio, può far crollare le borse se gli investitori temono rialzi dei tassi. E il sentiment, il posizionamento, la narrativa di breve termine spesso contano più del dato oggettivo.
Ma il vero errore fu un altro
Il punto non è nemmeno aver sbagliato direzione (i partecipanti avevano un modesto 51,5% di trade corretti). Il punto è come hanno agito:
troppa leva, troppa sicurezza, nessuna gestione del rischio. Alcuni hanno usato leve 20x o addirittura 50x. Bastava un piccolo errore per bruciare tutto.
E ancora: le dimensioni delle puntate erano scollegate dalla probabilità di successo. Titoli ambigui e titoli chiarissimi venivano trattati allo stesso modo. Un approccio cieco, privo di metodo.
E se l’esperimento lo facessero i professionisti?
Elm ha proposto la stessa sfida a cinque trader esperti: ex hedge fund, responsabili di desk macro di grandi banche.
Tutti hanno chiuso in attivo.
Rendimento medio: +130%. Rendimento mediano: +60%.
Come ci sono riusciti?
Non solo avevano una maggiore capacità di lettura del contesto (63% di trade corretti), ma soprattutto avevano un processo.
Non tradavano sempre. Attendevano segnali forti.
Non eccedevano con la leva.
E calibravano la dimensione della posizione in base al grado di confidenza. In una parola: disciplina.
Le 6 lezioni che contano davvero
- Le obbligazioni sono più leggibili delle azioni.
Anche gli studenti ci hanno azzeccato di più sui Treasury. Troppo spesso ignoriamo asset più prevedibili solo perché meno sexy. - Il contesto è tutto.
Non basta leggere la notizia: serve capire cosa è già scontato dai mercati, qual è il posizionamento dominante, quali sono le implicazioni secondarie. - Serve un processo, non solo un’idea.
Senza una strategia che ti dica cosa fare, quando farlo e quanto puntare, le informazioni non ti salvano. Ti illudono. - Le puntate vanno dimensionate in base al vantaggio.
Se il segnale è chiaro, puoi osare. Se è incerto, devi ridurre. L’obiettivo non è vincere oggi. È restare nel gioco a lungo. - L’umiltà è più redditizia della sicurezza.
I pregiudizi cognitivi non spariscono solo perché hai uno scoop. E l’overconfidence è uno dei modi più veloci per farsi male. - Leggete Taleb.
“Il Cigno Nero” non è solo un libro. È un vaccino contro le illusioni statistiche. E una guida mentale per navigare mercati complessi.
Conclusione
L’illusione di sapere cosa accadrà domani è potente. Ma la vera differenza la fa il processo, non la previsione.
Chi investe, chi fa trading, chi gestisce patrimoni, dovrebbe capire una cosa semplice: non guadagni con l’informazione. Guadagni con l’interpretazione e la gestione del rischio.
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