Trump spinge sui dazi e blocca il commercio con la Cina
La recente escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina sta raggiungendo livelli mai visti prima. Dopo la decisione dell’amministrazione Trump di portare al 145% i dazi su numerosi prodotti cinesi, la risposta di Pechino non si è fatta attendere: contro-dazi superiori all’80% su beni strategici e nuove restrizioni per le aziende statunitensi che operano nel Paese.
L’effetto immediato è un quasi totale blocco delle spedizioni tra le due superpotenze. Secondo analisti di settore, le importazioni americane di tessuti e componenti industriali dalla Cina sono già state sospese da molte aziende, mentre si teme che alcuni prodotti possano scomparire dagli scaffali statunitensi già da giugno. Le tempistiche di trasporto (dai due ai quattro mesi) impediscono previsioni affidabili sull’effettivo impatto inflattivo, ma una cosa è certa: il clima di incertezza ha già colpito duramente la fiducia dei consumatori USA.
Negli ultimi mesi, l’approccio erratico di Trump ha peggiorato il quadro: prima l’annuncio di dazi universali, poi una sospensione temporanea di 90 giorni, infine una nuova ondata punitiva verso la Cina. In meno di due mesi, le tariffe sono passate dal 10% al 145%, bloccando di fatto l’intero scambio commerciale.
🧱 Xi Jinping risponde: “No al ricatto”, sì a nuove alleanze
Mentre l’amministrazione statunitense scommette su una politica commerciale sempre più isolazionista, Xi Jinping ha adottato un approccio più strategico e multilaterale. Dopo aver imposto dazi simmetrici e restrizioni alle aziende americane in Cina, il governo cinese ha avviato una serie di incontri bilaterali con partner economici alternativi, in particolare l’Unione Europea.
📍 Durante un recente incontro a Pechino con il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez, Xi ha rotto il silenzio sullo scontro commerciale, affermando:
“Trump sta intimidendo l’Europa e il mondo intero. Nelle guerre tariffarie non ci sono vincitori. Chi va contro la cooperazione si autoisola”.
Il presidente cinese ha invitato l’UE a formare un fronte comune contro l’unilateralismo USA, puntando sulla difesa del commercio internazionale e sull’adozione di regole condivise.
📉 L’obiettivo di Xi: sostituire l’export verso gli USA con domanda interna
Se le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti rappresentano “solo” il 3% del PIL cinese, l’impatto sull’occupazione è molto più rilevante. Fino a 20 milioni di lavoratori in Cina sono direttamente o indirettamente coinvolti in attività legate all’export verso gli USA.
Goldman Sachs ha recentemente tagliato le stime di crescita del PIL cinese dal 5% al 4%, proprio a causa dell’impatto delle tensioni commerciali e della debolezza globale. La strategia di Pechino, però, è chiara: assorbire l’urto rafforzando la crescita interna.
🔧 Già da dicembre 2024, il governo cinese e la People’s Bank of China hanno avviato una serie di stimoli fiscali e monetari, con l’obiettivo di:
- Aumentare gli investimenti in tecnologia e manifattura avanzata
- Incentivare la sostituzione dell’export con consumi interni
- Stimolare il credito e sostenere l’occupazione nei settori più esposti
Il Ministero del Commercio cinese ha confermato che sono in corso tavoli di lavoro con le principali associazioni imprenditoriali per ridirezionare la produzione destinata all’estero verso il mercato domestico. Tuttavia, l’ostacolo principale è la riluttanza dei consumatori cinesi a spendere, come indicato dall’ultimo calo del tasso di inflazione e dalla stagnazione dei consumi.
🧨 In arrivo un “bazooka” per la domanda interna?
Gli analisti si aspettano nei prossimi mesi misure di stimolo ancora più potenti. Un mix di:
- Tagli dei tassi d’interesse
- Agevolazioni fiscali per le famiglie
- Incentivi ai consumi per fasce di reddito medio-basse
- Interventi mirati su settori in crisi (es. real estate, turismo interno)
Tutto questo ha l’obiettivo di compensare l’80% di crollo previsto dell’export verso gli USA nei prossimi due anni, evitando che il rallentamento economico si trasformi in recessione.
🎯 Conclusione: chi si isola davvero?
L’escalation tariffaria voluta da Trump rischia di danneggiare gravemente proprio gli Stati Uniti, sia in termini di crescita economica sia di credibilità internazionale. Mentre la Cina riorganizza la propria strategia commerciale, stringe nuove alleanze e stimola la domanda interna, gli USA sembrano sempre più isolati, in un contesto globale che premia chi punta sulla cooperazione e non sulla coercizione.
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