Cinque segnali che i mercati azionari potrebbero trovarsi nella ‘Death Zone’

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

Uno dei pericoli più grandi per gli alpinisti è la ‘death zone’, l’altitudine a cui l’ossigeno diventa così rarefatto che anche il minimo errore può avere conseguenze fatali. Non è solo la montagna a rappresentare la sfida: sono anche l’eccesso di fiducia, la stanchezza e le emozioni che possono indurre a prendere decisioni rischiose. Questo scenario si riflette perfettamente nel mercato azionario di oggi.

Ecco cinque segnali che indicano che i mercati potrebbero trovarsi in una situazione pericolosa:

1) La trappola del ‘questa volta è “diverso

Ogni grande bolla di mercato è iniziata nello stesso modo: un’innovazione che prometteva di rivoluzionare il mondo. Ferrovie, elettricità, Internet e ora l’intelligenza artificiale (AI). Quando manca un precedente storico chiaro, gli investitori tendono a lasciar correre la loro immaginazione (e le valutazioni azionarie) convinti che questa volta i prezzi esorbitanti siano giustificati.

Spesso hanno ragione sull’importanza della tecnologia, ma sbagliano sul timing, sui vincitori e sui prezzi.

Come evidenziato dalla ricercatrice Carlota Perez, il percorso di adozione di una nuova tecnologia segue sempre uno schema: prima un boom, poi un crollo e infine una ripresa in cui emergono i veri vincitori.

Un esempio classico è la bolla di Internet: la tecnologia ha effettivamente cambiato il mondo, ma nel 1999 gli investitori hanno puntato sulle aziende sbagliate (Cisco su tutte), e quando la realtà si è imposta, il sell-off è stato spietato.

2) L’idea che ‘nessun prezzo sia troppo alto per le aziende migliori

Il gestore di fondi Howard Marks ha affermato che il segnale più sicuro di una bolla è quando gli investitori credono che alcune aziende siano così straordinarie da giustificare qualsiasi prezzo. Questo modo di pensare ha alimentato la corsa delle cosiddette ‘Nifty Fifty’ negli anni ’60, la bolla dot-com degli anni ’90 e la bolla immobiliare degli anni 2000 – e il copione sembra ripetersi oggi con i ‘Magnifici Sette’ della tecnologia.

Le aspettative per questi giganti sono alle stelle: gli investitori scontano margini record, crescita infinita e l’assenza di minacce reali. Ma la storia insegna che anche i leader di mercato vengono scalzati, sia da concorrenti più agili sia dalla prossima rivoluzione tecnologica.

Oggi non sono solo le azioni AI a volare: anche aziende considerate “sicure” come Costco e Walmart sono valutate a multipli altissimi, proprio come accadde a Coca-Cola e McDonald’s negli anni ’70, prima che i loro titoli dimezzassero il valore.

3) Gli investitori comprano perché “devono’ farlo

Oggi, le azioni AI non stanno salendo solo per i fondamentali, ma perché gli investitori sentono di non avere alternative.

Obbligazioni? Troppo noiose. Azioni value? Superate. Mercati emergenti? Troppo rischiosi.

Di conseguenza, una manciata di titoli AI assorbe enormi flussi di capitale, non perché siano gli investimenti più interessanti, ma perché sembrano l’unica opzione valida.

Anche i gestori di fondi più scettici spesso si vedono costretti a entrare nella bolla per non rimanere indietro rispetto ai benchmark. Quando il mercato intero si muove in una direzione, pochi osano andare controcorrente.

4) Troppo ottimismo e sottovalutazione dei rischi

Dopo un decennio di rialzi azionari, gli investitori percepiscono l’assenza di rischio come un rischio maggiore di un crollo.

Tre segnali lo confermano:

  • La bassa volatilità.
  • Spread creditizi ristretti.
  • Premi di rischio azionario ai minimi storici.

Tutto questo suggerisce che il mercato non prevede eventi negativi. Ma è proprio in questi momenti che i rischi possono colpire con maggiore violenza.

Basta un piccolo shock – un evento inatteso, un concorrente disruptive, una crisi geopolitica – per cambiare radicalmente il sentiment. Come ha detto l’investitore Jeremy Grantham, le bolle non scoppiano perché le azioni sono sopravvalutate, ma quando la realtà non è all’altezza delle aspettative.

5) Gli investitori sono completamente esposti alle azioni

Secondo Warren Buffett, bisogna avere paura quando gli altri sono avidi. E guardando ai flussi di mercato, oggi gli investitori sono più esposti alle azioni di quanto non lo siano mai stati.

  • I dati JPMorgan mostrano che la fiducia degli investitori retail è ai massimi storici.
  • Barclays indica che l’esposizione individuale alle azioni è ai livelli più alti dal 1997.
  • Solo la scorsa settimana, i trader retail hanno versato oltre 2 miliardi di dollari in azioni – un volume registrato solo nove volte negli ultimi tre anni.

Neanche il crollo del 17% di Nvidia dopo il debutto dell’AI cinese DeepSeek ha raffreddato l’entusiasmo: al contrario, gli investitori hanno raddoppiato le loro scommesse.

Cosa significa per gli investitori?

Non sto dicendo che l’AI non trasformerà il mondo. Le ferrovie lo hanno fatto, Internet lo ha fatto, e l’AI lo farà. E non sto nemmeno dicendo che le azioni non possano salire ancora nel breve termine.

Ma il sentiment di mercato è così euforico che ha spinto le valutazioni nella “death zone” – un territorio dove anche il minimo errore può avere conseguenze disastrose.

Nei prossimi anni, i rendimenti azionari potrebbero risultare deludenti rispetto alle aspettative attuali.

Come proteggersi?

La diversificazione è più importante che mai. Considera di costruire un portafoglio robusto, bilanciando asset class, settori e aree geografiche.

Se invece vuoi restare esposto al mercato azionario USA, assicurati di avere un piano di uscita chiaro. Questo potrebbe significare:

  • Utilizzare trailing stop loss.
  • Monitorare segnali di momentum per capire quando ridurre l’esposizione.
  • Usare strategie in opzioni per limitare il downside.

Non affidarti al tuo istinto per capire quando vendere: persino gli investitori più esperti possono farsi trascinare dall’euforia e rimanere bloccati in un mercato che sta per invertire rotta.

Mantenere la disciplina è essenziale per evitare di essere l’ultimo a uscire dalla ‘death zone’ del mercato azionario.

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente
Flavio Ferrara
Flavio Ferrara
Consulente Finanziario Indipendente (delibera numero 2046 del 25/10/2022 con matricola n. 631131). Da sempre interessato alla finanza, ha dedicato gli studi nell'analisi tecno-grafica e nell'analisi fondamentale dei Mercati Finanziari. Laureato in Scienze Economiche, ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali un Master in Corporate Finance e un corso in Value Investing. Spinto dagli studi e dalla specializzazione in Finanza, ha deciso di iscriversi all’esame OCF, superato con successo, e diventare un Consulente Finanziario Indipendente. La sua esperienza non solo teorica è a disposizione per assistere le persone nel raggiungimento dei loro obiettivi finanziari. Sostiene il concetto di una sana pianificazione finanziaria, in cui gli investitori ottengono rendimenti attraverso il valore creato nell’economia reale.

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