La crescita dell’attività manifatturiera in Cina nel mese di dicembre ha deluso le aspettative, evidenziando l’insufficienza delle misure di stimolo messe in atto dal governo di Pechino per sostenere un’economia in difficoltà. L’indice PMI manifatturiero ufficiale si è attestato a 50,1, appena sopra la soglia che separa la contrazione dall’espansione (50), ma inferiore alle previsioni di 50,3. Rispetto ai mesi precedenti, l’indice non ha mostrato miglioramenti sostanziali, segnalando una stagnazione dell’attività economica nel settore manifatturiero.
Più positiva è la situazione per il PMI non manifatturiero, che ha registrato un aumento a 52,2 rispetto ai 50,0 del mese precedente, indicando una ripresa nei servizi e nelle costruzioni. Tra i settori che hanno trainato la crescita figurano aviazione, trasporti e telecomunicazioni, insieme al comparto delle costruzioni, che ha visto un ritorno all’espansione. Resta da vedere come reagiranno i mercati all’indice PMI manifatturiero Caixin/S&P Global, il cui rilascio è atteso a breve.
Un anno di crescita debole e sfide economiche
Il 2024 si è chiuso con un panorama economico contrastato per la Cina. Sebbene l’economia abbia mostrato segni di ripresa grazie alle misure di stimolo avviate a fine settembre, le pressioni deflazionistiche hanno persistito. Il governo cinese si aspetta di raggiungere un tasso di crescita del PIL intorno al 5% nel 2025, ma le proiezioni della Banca Mondiale sono solo marginalmente ottimistiche: il PIL cinese dovrebbe crescere del 4,9% nel 2024 e 2025, un miglioramento troppo contenuto per innescare un reale rilancio economico.
Nonostante i recenti aggiustamenti politici, l’economia cinese continua a soffrire per la debole domanda interna e una flessione prolungata del settore immobiliare. A novembre, l’inflazione al consumo è scesa al livello più basso degli ultimi cinque mesi, mentre le esportazioni e le importazioni hanno deluso le aspettative. Questi dati sottolineano le difficoltà che la seconda economia mondiale affronta nel riattivare il suo motore economico.
Stimoli fiscali e monetari: risultati modesti
Le recenti misure del governo, comprese le riduzioni dei tassi d’interesse e gli incentivi fiscali, non sono riuscite a stimolare in modo significativo i consumi. I dati sulle vendite al dettaglio hanno mancato le previsioni, e gli utili industriali hanno registrato un calo del 7,3% su base annua a novembre, segnando il quarto mese consecutivo di perdite.
Per il 2025, Pechino ha annunciato l’emissione di obbligazioni del Tesoro speciali per un valore record di 3 trilioni di yuan (411 miliardi di dollari), destinati a intensificare lo stimolo fiscale. Inoltre, il governo prevede di aumentare il sostegno ai consumi attraverso permute di beni di consumo, pensioni più alte e maggiori sussidi per l’assicurazione medica. Tuttavia, tali misure appaiono insufficienti per compensare i problemi strutturali dell’economia.
Minacce esterne e prospettive future
La Cina deve anche fare i conti con crescenti minacce esterne. Le politiche protezionistiche annunciate dal presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, inclusi possibili dazi più alti sui beni cinesi, rischiano di colpire ulteriormente il settore delle esportazioni. Anche l’Unione Europea ha adottato misure più severe per proteggere il proprio mercato dalle importazioni cinesi, aumentando le pressioni sul governo di Pechino.
La Cina è determinata a difendere il suo settore esportazioni, ma la sfida sarà trovare un equilibrio tra stimolare l’economia interna e contrastare le politiche commerciali avverse. Per il momento, le prospettive di crescita rimangono limitate, e sarà cruciale monitorare le risposte del governo cinese agli sviluppi economici globali.
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