Nouriel Roubini è noto per essere un perma bear sui mercati e sull’economia. A volte le sue previsioni si concretizzano in grande stile, come nella crisi finanziaria globale del 2008, ma non sempre si avverano. Per dare concretezza alla sua teoria sull’esplosione del tasso di inflazione nei prossimi anni, Roubini sta lanciando un ETF chiamato Atlas America Fund, con l’obiettivo di offrire protezione da un’imminente impennata dell’inflazione attraverso l’esposizione a oro, immobiliare e agricoltura. Alla conferenza ETFs in Depth di Bloomberg della scorsa settimana, Roubini ha spiegato perché vede l’inflazione salire al 5-6% per il resto degli anni 2020.
Problemi di scarsità di offerta
Secondo Roubini, l’inflazione è il risultato di uno squilibrio tra domanda e offerta. Il cambiamento climatico renderà il cibo e gli alloggi più scarsi, poiché le temperature più elevate renderanno alcune aree non coltivabili e causeranno grandi migrazioni. Problemi emergenti nel mercato immobiliare arrivano dalle compagnie assicurative, che si rifiutano di offrire polizze per le case costiere in alcuni stati. Le tendenze di reshoring e de-globalizzazione, con aziende che cercano stabilità, faranno aumentare i costi di produzione e del lavoro. Anche i dazi commerciali porteranno a prezzi più alti. Inoltre, la popolazione statunitense invecchia, riducendo la forza lavoro disponibile per beni e servizi. La deportazione dei migranti prevista dall’amministrazione Trump diminuirà ulteriormente l’offerta.
Eccesso di domanda rispetto all’offerta
Dal lato della domanda, la popolazione anziana spenderà i propri risparmi invecchiando, mentre ci saranno meno giovani a produrre. I rischi geopolitici porteranno a una maggiore spesa pubblica per la difesa, mentre sarà necessaria più spesa per compensare le persone che perderanno il lavoro a causa dell’automazione. I governi, inoltre, cercheranno di gonfiare i loro bilanci per ridurre i debiti. In questo scenario di inflazione crescente, Roubini prevede conseguenze disastrose per gli investitori.
Riflessi sui mercati finanziari
Secondo Roubini, i rendimenti dei Treasury a 10 anni salirebbero alle stelle poiché gli investitori richiederebbero rendimenti più elevati. Questo comporterebbe un crollo degli asset finanziari. Roubini afferma: “Con un’inflazione al 5-6% entro la fine del decennio, il rendimento del Treasury a 10 anni salirebbe all’8%, composto dal 6% di inflazione attesa e un 2% di premio di rischio. A quel punto, i mercati azionari registrerebbero un crash, in particolare i titoli growth, come avvenuto nel 2022, quando l’S&P 500 perse il 15%, il Nasdaq il 20% e i titoli growth crollarono del 40% o più.”
La visione degli economisti
Molti economisti ritengono che tendenze come il reshoring e i dazi porteranno a un aumento dei prezzi, ma i progressi tecnologici e l’intelligenza artificiale potrebbero mantenere bassi i costi del lavoro, come accaduto negli ultimi due decenni. Attualmente, l’inflazione oscilla tra il 2% e il 3%. Gli investitori azionari hanno finora sopportato un aumento di 80 punti base nei rendimenti decennali da metà settembre, mentre l’S&P 500 è in rialzo del 7% ai massimi storici.
Il futuro dell’inflazione e dei rendimenti nel 2025 resta incerto. Mentre Roubini prevede una spirale inflazionistica, altri economisti suggeriscono che una guerra commerciale globale potrebbe portare a un blocco improvviso dell’economia globalizzata, con conseguente recessione e pressioni deflazionistiche. In tal caso, si otterrebbe l’effetto opposto: crollo dell’inflazione, mercato azionario in calo e rendimenti obbligazionari a lungo termine in risalita.
Approfondimento
Edward Yardeni ribadisce nuovamente la sua posizione “blue sky” sull’economia USA