“Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata.” La massima di Tito Livio descrive perfettamente l’attuale situazione economica nell’Unione Europea. Giovedì, la BCE ha annunciato il suo quarto taglio dei tassi di interesse per il 2024, riducendo di un quarto di punto percentuale il tasso di deposito, ora al 3%.
Questo è il proseguimento di un ciclo di allentamento iniziato a giugno, dopo che i tassi erano stati mantenuti al 4% da settembre 2023. Malgrado il rallentamento dell’inflazione e una prospettiva economica incerta, la BCE ha optato per una mossa cauta, lasciando molte domande aperte sul suo approccio.
Un’occasione persa per uno stimolo deciso
Se è vero, come affermato dalla BCE, che il processo di disinflazione è sulla buona strada, è altrettanto evidente che il rallentamento economico è più rapido. La BCE continua a essere “behind the curve”, non riuscendo a dare uno stimolo sufficiente. Le previsioni di crescita economica per l’UE rimangono deboli: il PIL reale è atteso crescere dello 0,7% nel 2024, dell’1,1% nel 2025 e dell’1,4% nel 2026.
Questi livelli non rappresentano una vera crescita economica, ma solo un aggiustamento statistico. Nel frattempo, aumentano i segnali di difficoltà: licenziamenti in Germania, una crisi politica complessa in Francia e la difficoltà di approvare bilanci nazionali. Nonostante tutto ciò, la BCE ha scelto un taglio di soli 25 punti base, insufficiente per influenzare l’economia reale.
L’unico sollievo per l’area euro potrebbe derivare dal deprezzamento dell’Euro rispetto al dollaro, con una perdita dell’8% negli ultimi due mesi. Questo trend suggerisce che i mercati valutari stanno già prezzando una recessione nell’area euro, evidenziando la mancanza di fiducia nella capacità della BCE di invertire la rotta.
Inflazione e rischi di inflazione importata
La BCE ha ridotto le sue previsioni di inflazione al 2,4% per il 2024 e al 2,1% per il 2025, ma queste stime potrebbero rivelarsi troppo ottimistiche. Il deprezzamento dell’Euro e i dazi annunciati dall’amministrazione Trump rischiano di introdurre inflazione importata, minando il percorso di disinflazione. Nonostante l’inflazione core si sia stabilizzata vicino all’obiettivo del 2%, i segnali di deterioramento economico in paesi chiave come la Germania suggeriscono che un taglio più aggressivo sarebbe stato giustificato.
La Presidente Lagarde ha dichiarato che alcuni membri del Consiglio Direttivo avevano proposto un taglio di 50 punti base, ma il consenso finale si è orientato verso una riduzione di 25 punti. Questa decisione riflette una prudenza che, in un contesto di rallentamento economico globale e segnali di recessione, appare sempre meno giustificata.
Conclusioni
La BCE si trova a un bivio: agire con maggiore incisività o rischiare di aggravare una situazione economica già fragile. Un PIL stagnante, un mercato del lavoro sotto pressione e una crisi politica in diversi stati membri richiedono misure più audaci.
Il taglio dei tassi di 25 punti base è un passo troppo timido per affrontare le sfide attuali, mentre i mercati valutari e gli indicatori economici segnalano un’urgenza crescente. Se la BCE non riuscirà a invertire il trend, il rischio di una recessione più profonda potrebbe diventare una realtà nell’area euro.
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