Europa in difficoltà tra bassa crescita e tensioni politiche

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

Tra sconvolgimenti politici, dati economici deboli e avvertimenti sul mancato raggiungimento del suo potenziale di crescita, l’Europa ha avuto un anno difficile. Alcuni analisti vedono possibili miglioramenti nel 2025, ma le prospettive rimangono incerte. La crescita economica in Europa non sembra destinata ad accelerare, con la BCE che ha recentemente tagliato le sue previsioni di crescita per il 2025 all’1,1%. Una crescita di questo tipo, in un’economia dove i consumi rappresentano oltre il 65% del PIL, è puramente statistica e dipende dalla domanda internazionale, acutizzando i problemi politici interni delle due maggiori economie europee. Christine Lagarde, presidente della BCE, ha affermato che i rischi per la crescita restano orientati al ribasso, ma alle parole non sono seguite azioni monetarie sufficienti per stimolare la ripresa.

Il PIL dell’area euro si espanderà dello 0,8% nel 2024, migliorando rispetto al tasso di crescita dello 0,4% del 2023, ma ancora distante dal 3,4% del 2022, un dato influenzato dalla ripresa post-Covid. In confronto, le previsioni di crescita del GDPNow della FED vedono un’espansione del 2,7% per gli Stati Uniti entro fine anno. Anche l’inflazione della zona euro è al centro dell’attenzione: dopo essere scesa brevemente all’1,8% in autunno, è risalita sopra il 2% a novembre.

L’eccessiva prudenza della BCE può rivelarsi un boomerang

La BCE ha annunciato il quarto e ultimo taglio dei tassi del 2024, mantenendo un approccio prudente. I mercati stanno scontando un altro taglio di 25 punti base per la prima decisione politica del 2025, secondo i dati degli swap sugli indici overnight. Tuttavia, un allentamento monetario più deciso – almeno 50 punti base – sarebbe stato più adeguato, considerando che i problemi economici dell’Europa sono passati dagli shock dell’offerta a quelli della domanda.

I trader prevedono che il tasso chiave della BCE, attualmente al 3%, venga ridotto al 2% entro metà 2025, con possibili ulteriori tagli nella seconda metà dell’anno. Questo ha portato a una rapida svalutazione dell’euro rispetto al dollaro (-8% in due mesi), con il rischio di inflazione importata se non si registrerà un ulteriore calo dei prezzi delle materie prime energetiche. Gli analisti di Bank of America prevedono che il tasso di deposito potrebbe scendere all’1% entro fine 2025, ma resta da vedere se ciò sarà sufficiente per sostenere una ripresa significativa.

Il problema del calo dei consumi

La cautela dei consumatori è tra i principali ostacoli che l’Europa ha affrontato quest’anno. Secondo una stima della Commissione Europea, la fiducia dei consumatori è scesa di 1,2 punti percentuali su base annua nella zona euro. L’indicatore del sentiment economico, pur stabile, è rimasto sotto la media a lungo termine e leggermente inferiore rispetto alla fine del 2023.

La politica fiscale è stata restrittiva negli ultimi due anni, e combinata con una politica monetaria altrettanto restrittiva, ha frenato la fiducia dei consumatori. Per rilanciare la crescita, sarà necessario un cambiamento coordinato tra politica fiscale e monetaria, che però al momento non si intravede.

I rischi derivanti dalla nuova politica del governo Trump a partire da gennaio

La seconda presidenza Trump porterà un aumento dei dazi sui commerci internazionali, creando nuovi ostacoli per l’Europa. Le minacce di Trump di imporre tariffe dal 10% al 20% su tutte le importazioni negli Stati Uniti hanno generato incertezza tra le aziende europee. Secondo Citigroup, dazi del 10% potrebbero ridurre il PIL dell’UE dello 0,3% entro il 2026, mentre una nuova guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe raddoppiare i danni, penalizzando soprattutto economie esposte come quella tedesca.

Forti incertezze politiche nelle due maggiori economie europee

L’Europa deve anche fare i conti con l’instabilità politica interna. In Francia, l’ex primo ministro Michel Barnier è stato sostituito all’inizio di dicembre, mentre in Germania il cancelliere Olaf Scholz ha perso un voto di fiducia, aprendo la strada a elezioni anticipate. L’economista David Roche ha descritto la situazione europea come un soufflé in cui la parte in crescita – Francia e Germania – è crollata nella stagnazione e nella paralisi. Secondo Roche, il nucleo dell’Europa si trova in una situazione negativa sia economicamente che politicamente, e i mercati rifletteranno presto questa realtà.

Tuttavia, Maximilian Uleer di Deutsche Bank vede un barlume di speranza: l’instabilità politica in Germania potrebbe stimolare riforme economiche che storicamente hanno rafforzato il paese in periodi di crisi. Più complicata è la situazione in Francia, dove l’era Macron si conclude lasciando un’eredità pesante e forti rischi di radicalizzazione, con l’estrema destra e l’estrema sinistra che guadagnano terreno a scapito del centro politico.

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Flavio Ferrara
Flavio Ferrara
Consulente Finanziario Indipendente (delibera numero 2046 del 25/10/2022 con matricola n. 631131). Da sempre interessato alla finanza, ha dedicato gli studi nell'analisi tecno-grafica e nell'analisi fondamentale dei Mercati Finanziari. Laureato in Scienze Economiche, ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali un Master in Corporate Finance e un corso in Value Investing. Spinto dagli studi e dalla specializzazione in Finanza, ha deciso di iscriversi all’esame OCF, superato con successo, e diventare un Consulente Finanziario Indipendente. La sua esperienza non solo teorica è a disposizione per assistere le persone nel raggiungimento dei loro obiettivi finanziari. Sostiene il concetto di una sana pianificazione finanziaria, in cui gli investitori ottengono rendimenti attraverso il valore creato nell’economia reale.

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