L’economia statunitense potrebbe affrontare un periodo turbolento a partire da gennaio 2025, con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Due fattori chiave rischiano di mettere sotto pressione la catena di approvvigionamento globale: l’incremento dei dazi sulle importazioni e un probabile sciopero dei portuali dell’International Longshoremen’s Association (ILA). Questi eventi potrebbero paralizzare la logistica statunitense, impattando negativamente sull’economia globale.
L’impatto dei nuovi dazi: un panorama preoccupante
Trump ha indicato che la sua politica commerciale si concentrerà su una maggiore indipendenza dalla Cina e su un ripensamento della globalizzazione. Si prevedono dazi fino al 100% sulle importazioni cinesi e un incremento del 10%-20% su tutte le altre importazioni. Questo approccio avrà un impatto diretto sui costi per i consumatori americani, con grandi aziende come Walmart che già preannunciano aumenti di prezzo.
Per mitigare il rischio, molti spedizionieri stanno cercando di anticipare gli ordini e accumulare scorte. Tuttavia, questo è complicato dall’imminente sciopero dei portuali, che potrebbe iniziare a metà gennaio, proprio mentre la Cina si prepara a chiudere le sue fabbriche per il Capodanno lunare. Con tempi di trasporto oceanico che vanno dai 40 ai 55 giorni, l’effetto combinato di questi eventi potrebbe portare a gravi disagi nella logistica.
Lo sciopero dei portuali: una minaccia logistica
L’International Longshoremen’s Association (ILA), che rappresenta i portuali della East Coast e della costa del Golfo, potrebbe bloccare le attività nei principali porti statunitensi. La scadenza per i negoziati con l’United States Maritime Alliance è fissata per il 15 gennaio 2025, ma i colloqui sono in stallo. Le dispute riguardano principalmente l’automazione, una questione che ha portato l’ILA ad abbandonare i negoziati.
Se il blocco si concretizzasse, gli effetti sarebbero significativi:
- Porti della costa del Golfo: gestiscono il 60% delle esportazioni di grano e soia degli Stati Uniti.
- Porti della East Coast: rappresentano il 30%-50% delle importazioni, inclusi beni essenziali come elettronica, cibo e materiali da costruzione.
- Hub chiave come Baltimora: specializzati nel trasporto di veicoli e parti dall’Europa.
Le conseguenze potrebbero includere ritardi significativi, aumento dei costi di trasporto e una paralisi delle esportazioni e importazioni.
La politica commerciale di Trump e il deficit con la Cina
Le tensioni commerciali con la Cina rappresentano un aspetto centrale della strategia di Trump. Sebbene il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina sia sceso del 18,7% rispetto al 2021, si attesta ancora a 287 miliardi di dollari. Tuttavia, la Cina ha aggirato alcune restrizioni utilizzando paesi come il Vietnam come hub intermedi, il cui surplus commerciale con gli USA è aumentato del 30,6% nell’ultimo anno.
Trump potrebbe estendere i dazi anche a paesi come la Corea del Sud, il Vietnam e la Malesia, aggravando ulteriormente la situazione. Questo approccio rischia di rallentare i volumi di spedizione e di innescare una ristrutturazione delle catene di approvvigionamento globali, con ripercussioni a lungo termine.
Conclusioni
L’economia statunitense si trova di fronte a una tempesta perfetta, con l’incremento dei dazi e lo sciopero dei portuali che potrebbero colpire duramente il commercio internazionale. Le aziende dovranno affrontare costi crescenti, mentre i consumatori potrebbero vedere un aumento dei prezzi. La capacità di gestire questa crisi dipenderà dalla rapidità con cui si troveranno soluzioni ai negoziati portuali e dalla flessibilità delle catene di approvvigionamento globali.
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