La Banca Centrale Europea è sulla buona strada per effettuare il terzo taglio dei tassi di interesse dell’anno nella riunione di giovedì, poiché i membri del Direttivo BCE hanno già affermato che i rischi di inflazione si stanno attenuando più rapidamente di quanto previsto in precedenza.
Gli aumenti dei prezzi principali nell’area dell’euro sono scesi all’1,8% a settembre, al di sotto dell’obiettivo del 2% della banca centrale. La core inflation, che esclude le componenti più volatili di energia, cibo, alcol e tabacco, ha raggiunto il minimo degli ultimi due anni e mezzo del 2,7%. La discesa è continuata malgrado la BCE abbia tagliato i tassi di interesse di 25 punti base a giugno e di nuovo della stessa quantità a settembre, con la banca centrale che ha portato il suo tasso chiave, la deposit facility, da un massimo record del 4% al 3,5% nelle due sessioni.
Ad oggi i mercati monetari stanno scontando non solo un’altra riduzione di 25 punti base durante la riunione di ottobre, ma anche un taglio successivo al 3% alla sua prossima e ultima riunione dell’anno a dicembre. Oltre alle dichiarazioni esplicite del governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau, della presidente della BCE Christine Lagarde e del noto falco della BCE Joachim Nagel, capo della Bundesbank tedesca, pesa la forte crisi che attanaglia il settore automobilistico, uno dei principali motori della crescita economica nell’area dell’euro.
Dopo il forte calo delle vendite di auto negli ultimi mesi, in particolare di quelle elettriche, le grandi case automobilistiche tedesche e francesi hanno iniziato a tagliare forza lavoro, una decisione che peserà sul consumer spending e che potrebbe spingere la BCE a sorprendere il mercato con un taglio di 0,50% subito, invece di 0,25% a ottobre e un altro 0,25% a dicembre.
I dati economici sono in rapido peggioramento
Le cifre dell’indice composito dei responsabili degli acquisti, che misurano l’attività di servizi e produzione, indicano una stagnazione nel terzo trimestre, dopo una tiepida crescita dello 0,3% nel secondo trimestre.
Una lettura flash per il terzo trimestre sarà pubblicata il 30 ottobre. Oltre a questioni strutturali come il declino della competitività industriale tedesca, certamente anche la politica monetaria restrittiva ha contribuito alla frenata della crescita. Per avere un impatto sensibile e veloce sull’economia, i tagli dei tassi della BCE devono portare velocemente il tasso di deposito al 2,5%. I rischi di ripresa dell’inflazione sono limitati dal raffreddamento del mercato del lavoro e dalla crescita più lenta dei salari, che contribuiranno a ridurre l’inflazione dei servizi nei mesi a venire.
La stessa BCE ha ridotto le sue previsioni di crescita annuale della zona euro il mese scorso sulla scia della domanda interna più debole, prevedendo ora un aumento del PIL dello 0,8%, rispetto allo 0,9% precedente.
La BCE è storicamente molto conservativa nel rivedere al ribasso le proprie prospettive di crescita, ma raggiungere lo 0,8% di incremento del PIL sembra veramente difficile, in base al rapido deterioramento dei dati economici. La BCE deve avere il coraggio di portare i tassi sui depositi verso il 2% entro giugno 2025 e abbassarli ancora all’1,5% entro la fine del 2025.
La maggior parte degli economisti ritiene improbabile che Christine Lagarde corregga le aspettative di mercato per un taglio a dicembre, ma il malcontento generale verso i governi in carica e i recenti successi dei partiti di estrema destra in diversi Paesi dell’UE potrebbero indurre la BCE a fare una scelta coraggiosa per ridare vigore alla crescita, e questa volta probabilmente neanche il falco Nagel, presidente della Bundesbank, avrebbe motivo di lamentarsi troppo.