I pronti contro termine (conosciuti anche come Repo nella terminologia anglosassone) sono operazioni di gestione della liquidità in cui un venditore cede titoli a pronti in cambio di denaro e si impegna a riacquistarli in una data futura a un prezzo prestabilito.
La differenza tra il prezzo a pronti e il prezzo a termine, rapportata al prezzo iniziale, rappresenta il tasso di interesse che remunera l’operazione.
Questa operazione viene frequentemente utilizzata tra banche e investitori istituzionali, ma è anche disponibile per i privati. Le operazioni pronti contro termine possono avere durate variabili, da un solo giorno a un anno, a seconda dei soggetti coinvolti.
Tra le banche, la maggior parte delle operazioni ha una scadenza di un giorno, mentre con gli investitori finali, i pronti contro termine si estendono generalmente da uno a tre mesi.
Un limite importante per i privati è la scarsa liquidabilità dello strumento, poiché l’estinzione anticipata è possibile solo con il pagamento di una penale, che ridurrebbe il rendimento ottenuto.
Anche se fosse liquidato prima della scadenza, il titolo sarebbe esposto al rischio di variazione dei tassi di interesse sul mercato. Questo significa che l’investitore deve attendere la scadenza per riavere il capitale.
Come funziona tecnicamente un contratto di pronti contro termine?
Dal punto di vista tecnico, il prezzo di vendita “a pronti” è calcolato in base al prezzo corrente dei titoli, mentre il prezzo “a termine” è maggiorato dell’interesse su base annua concordato.
Questo tipo di contratto risponde alle esigenze di chi vuole ottenere un rendimento sicuro su una somma di denaro per un periodo prestabilito, senza rischio di oscillazione del prezzo.
D’altra parte, le banche o gli investitori istituzionali utilizzano questa operazione per ottenere liquidità momentanea. Spesso i titoli utilizzati nei pronti contro termine hanno una cedola più alta rispetto al rendimento medio di mercato, permettendo così al venditore di ridurre il prezzo di carico del titolo, dato che lo riacquisterà a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato.
Le banche centrali impiegano operazioni di pronti contro termine per controllare la liquidità monetaria nel sistema. Quando acquistano titoli dalle banche commerciali, iniettano liquidità, mentre, al contrario, vendendo titoli assorbono liquidità in eccesso dal sistema.
La tassazione non è particolarmente favorevole
I pronti contro termine hanno perso attrattiva per gli investitori privati a seguito delle riforme fiscali del 2011 e del 2014, che hanno portato l’aliquota fiscale dal 12,50% al 26%, uniformandola a quella sui capital gain. Tuttavia, la tassazione sulle cedole dei titoli di stato sottostanti resta al 12,50%.
Normalmente, fare un pronto contro termine su titoli di stato non è molto conveniente, poiché questi titoli possono essere acquistati direttamente. In passato, questa operazione era più interessante per fare pronti contro termine su titoli corporate con rendimenti superiori, senza assumersi il rischio del titolo stesso, ma con un prezzo di riacquisto prestabilito.
Infine, è prevista un’imposta di bollo dello 0,2% sul conto titoli, poiché l’investitore detiene titoli nel proprio deposito.
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