La corsa impressionante del mercato azionario USA, che ha spinto l’indice S&P 500 in rialzo del 20% quest’anno, sembra destinata a continuare secondo BMO Capital Markets. Brian Belski, Chief Investment Strategist di BMO, che originariamente aveva previsto un obiettivo di fine anno di 5.600 per l’S&P 500, ha recentemente rivisto al rialzo il suo target per la fine del 2024 a 6.100.
Questo nuovo obiettivo rappresenta la stima più alta tra quelle fornite dalle principali banche d’investimento di Wall Street. Secondo Belski, il mercato potrebbe quindi registrare un ulteriore guadagno del 9% prima della fine del 2024.
In contrasto, il CEO di Infrastructure Capital Advisors, Jay Hatfield, mantiene un approccio più prudente, almeno fino al 5 novembre, quando si avranno i risultati delle elezioni statunitensi.
Hatfield è preoccupato per l’impatto che una doppia vittoria repubblicana potrebbe avere sui mercati: una vittoria di Trump e una maggioranza repubblicana sia alla Camera che al Senato potrebbero spingere l’indice S&P 500 fino a 6.700, specialmente se verrà introdotta la manovra per ridurre le tasse al 15%.
D’altra parte, le proposte fiscali di Kamala Harris non sono molto ben accolte dai mercati, ma la politica fiscale statunitense dipenderà molto dalle maggioranze in Congresso e Senato, più che dalla presidenza.
Se si verificasse la situazione del “lame duck” – con un presidente senza la maggioranza in uno dei due rami del Parlamento – sarà necessario raggiungere compromessi prima di implementare qualsiasi grande cambiamento fiscale.
Cosa pensa l’economista e strategist indipendente Edward Yardeni?
Edward Yardeni, noto economista e strategist indipendente, ha sempre considerato tre possibili scenari per il futuro economico degli USA:
- Un decennio simile ai “ruggenti anni ’20” del secolo scorso, caratterizzato da un forte boom economico.
- Un “Meltup” del mercato azionario, simile a quello degli anni ’90, con una forte accelerazione dei prezzi.
- Una ripetizione degli anni ’70, con shock economici, aumento dei prezzi del petrolio e inflazione elevata.
In passato, Yardeni aveva assegnato una probabilità del 60% al primo scenario, del 20% al secondo e del 20% al terzo. Tuttavia, dopo il discorso di Jerome Powell a Jackson Hole il 23 agosto, ha rivisto queste percentuali. Ora assegna una probabilità del 50% allo scenario di “ruggenti anni ’20”, del 30% al “Meltup” e del 20% allo scenario negativo degli anni ’70.
Yardeni ha osservato che il discorso di Powell ha segnato un cambiamento nella politica monetaria della Federal Reserve (Fed), che ora sembra più orientata a sostenere il mercato del lavoro piuttosto che a combattere l’inflazione. Dopo la riunione del FOMC del 18 settembre, la Fed ha ridotto i tassi di interesse sui Fed Funds di 50 punti base, un taglio più ampio rispetto ai previsti 25 punti. Questa mossa ha visto il primo dissenso dal 2022, con il governatore della Fed Michelle Bowman che ha votato per un taglio di soli 25 punti base.
Yardeni sottolinea che il Dot-Plot della Fed, che indica le previsioni per i tassi di interesse, ha segnalato ulteriori tagli in arrivo. Si prevede che il tasso sui Fed Funds scenderà al 2,9%, considerato il tasso neutrale a lungo termine. Le aspettative di inflazione a 5 anni indicano che la Fed continuerà a tagliare i tassi fino a raggiungere questo obiettivo. Yardeni prevede che questa politica porterà a una veloce “reflazione” degli asset, seguita poi da una possibile correzione nel 2025.
Riflessi sui mercati finanziari
Il taglio dei tassi della Fed è stato un importante fattore trainante per i mercati obbligazionari a lungo termine. Con l’inflazione al 2%, i rendimenti reali dei Treasury Bonds a lungo termine sono diventati più attraenti per gli investitori. L’iShares 20+ Year Treasury Bond ETF (TLT), che traccia i titoli del Tesoro a lunga scadenza, è salito di oltre il 9% negli ultimi due mesi.
D’altra parte, il taglio dei tassi sembra essere già scontato dal mercato azionario. Il focus degli investitori si è ora spostato sulla crescita degli utili aziendali, che devono mantenere un tasso di crescita a doppia cifra per giustificare gli elevati rapporti P/E (prezzo/utili).
Ad esempio, il gruppo delle Magnificent Seven (le sette grandi aziende tecnologiche) ha perso circa il 5% dal picco di luglio dell’S&P 500, mentre l’indice complessivo è sceso di meno dell’1% nello stesso periodo. Questo suggerisce che il mercato azionario potrebbe già aver incorporato il taglio dei tassi, e che gli investitori potrebbero ora spostare l’attenzione su asset come obbligazioni a lungo termine e oro.
I Nostri Consigli:
- Dopo il recente taglio dei tassi della Fed, gli investitori dovrebbero considerare opportunità nei Treasury Bonds a lunga scadenza, data l’attrattiva dei rendimenti reali in un contesto di inflazione bassa.
- Il mercato azionario, in particolare il settore tecnologico, potrebbe già avere scontato gli effetti positivi del taglio dei tassi, rendendo le azioni più vulnerabili a correzioni nel caso di una mancata crescita degli utili.
- La diversificazione del portafoglio con asset più difensivi, come l’oro e le obbligazioni legate all’inflazione, può fornire una protezione contro la volatilità futura.
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