La FED continua a temporeggiare, ma i mercati azionari volano

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

Nulla di nuovo nella riunione del FOMC di ieri sera, la Federal Reserve ha mantenuto i tassi di interesse stabili, tra il 5,25% e il 5,5%, livello che mantiene da luglio 2023, e il panel c.d. FED “dot plot” ha mantenuto la previsione di 3 tagli prima della fine dell’anno.

L’attuale livello dei tassi sui fondi federali rimane comunque il più alto da oltre 23 anni. Il “dot plot”, ricordiamolo, è un grafico che non fornisce indicazioni sulla tempistica delle mosse e lo stesso presidente Jerome Powell non ha fornito dettagli sui tempi, confermando che si muoverà in base ai dati di inflazione e mercato del lavoro.

L’indicatore FedWatch del CME Group indica una probabilità di quasi il 75% (in rialzo rispetto al 67% della settimana scorsa), che il primo taglio possa arrivare nella riunione dell’11-12 giugno.

Powell ha ribadito che, se l’inflazione e il mercato del lavoro si modereranno, sarà probabilmente opportuno iniziare a ridurre la moderazione politica ad un certo punto quest’anno, ma si è detto altrettanto pronto a mantenere l’attuale fascia obiettivo per il tasso dei fondi federali più a lungo, se necessario”.

La dichiarazione post-riunione del FOMC era quasi identica a quella resa nell’ultima riunione di gennaio, fatta eccezione per un aggiornamento della sua valutazione sulla crescita dell’occupazione a “forte” rispetto alla caratterizzazione di gennaio secondo cui i guadagni erano “moderati”.

La decisione di mantenere le tariffe è stata approvata all’unanimità.

Le previsioni economiche della FED

Il tempo passa e il “Dot Plot” questa volta ha indicato solo tre tagli nel 2025, uno in meno rispetto all’ultima volta che la griglia è stata aggiornata a dicembre.

Il comitato prevede altre tre riduzioni nel 2026 e poi altre due in futuro, finché il tasso dei fondi federali non si assesterà intorno al 2,6%, vicino a quello che i politici stimano essere il “tasso neutrale” che non è né stimolativo né restrittivo.

Il riepilogo delle proiezioni economiche della Fed fornisce anche stime per il prodotto interno lordo, l’inflazione e la disoccupazione: il FOMC ha alzato le previsioni di crescita del PIL per il 2024, ad un tasso annualizzato del 2,1%, in aumento rispetto alla stima dell’1,4% di dicembre.

La previsione del tasso di disoccupazione è del 4%, in lieve discesa dalla stima precedente, mentre la proiezione dell’inflazione core misurata dalla spesa per consumi personali è salita al 2,6%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a prima.

La differenza sostanziale rispetto alle previsioni rilasciate nell’ultima riunione di gennaio, riguarda la crescita dell’occupazione, definita “forte” rispetto alla previsione di gennaio secondo cui i guadagni erano “moderati”.

Cosa aspetta ancora la FED per tagliare effettivamente i tassi?

I dati sull’inflazione più alti del previsto per l’inizio del 2024 hanno innescato cautela da parte dei massimi funzionari della Fed, perché l’economia sta continuando a crescere a un ritmo sano e la disoccupazione rimane inferiore al 4%.

La politica monetaria rimane per ora restrittiva perché, oltre a mantenere i tassi invariati, la Fed continua la politica di riduzione del bilancio.

La Fed dal giugno 2022, sta riducendo il suo bilancio con importi fino a 60 miliardi di dollari al mese, perché i titoli del Tesoro in scadenza e i titoli garantiti da ipoteca in scadenza vengono annullati ogni mese anziché essere reinvestiti.

Questo processo viene denominato “Quantitative Tightening” e ha portato finora ad una riduzione di 1,4 trilioni di dollari nelle partecipazioni della Fed.

È probabile che questo “Quantitative Tightening” duri ancora qualche mese perché la Fed deve approfittare delle condizioni favorevoli per poter ridurrà la leva nel suo bilancio, che deriva da anni e anni di “Quantitative Easing”, il famigerato QE che ha drogato i mercati nei momenti di crisi.

Insomma la politica della FED è una sorta di “finché la barca va, lasciala andare”.

Uno dei più stimati strategist di Wall Street, Edward Yardeni si domanda: che necessità c’è di modificare la politica monetaria quando tutto va bene? La sua risposta è: non c’è nessuna fretta.

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Roberto Contini
Roberto Contini
Operante nel settore investimenti da più di 30 anni, socio fondatore della Società Italiana di Analisi Tecnica, affiliata all’IFTA dal 1988, ha ricoperto ruoli da analista tecnico e fondamentale in Italia e all’estero ed è stato per 15 anni Responsabile Investimenti prima e successivamente Responsabile Area Advisory in Banca Intermobiliare d’Investimenti e Gestioni (BIM). Skills : Asset allocation, analisi tecnica e fondamentale, Macro View, stock picking

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