Inflazione PCE USA in linea con le aspettative, ma la variazione mensile è ancora alta

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

Negli ultimi mesi si parla spesso dell’indice PCE come misura dell’inflazione, ma di cosa si tratta?

La spesa per consumi personali (PCE) è un indicatore della spesa in beni e servizi. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA), un’agenzia governativa statunitense, il PCE rappresenta circa due terzi della spesa nazionale ed è un driver significativo del prodotto interno lordo (PIL).

Un totale stimato per PCE viene compilato dal BEA per misurare e tenere traccia dei cambiamenti nella spesa per beni di consumo nel tempo. In base all’ultimo dato, l’indice PCE è aumentato dello 0,3%, in linea con le aspettative a gennaio, mentre l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali, esclusi i costi alimentari ed energetici, è aumentato dello 0,4% su base mensile e del 2,8% rispetto a un anno fa, come previsto secondo le stime di consenso del Dow Jones.

Il PCE principale, comprese le categorie volatili di alimenti ed energia, è aumentato dello 0,3% mensile e del 2,4% su base 12 mesi, anche come previsto, secondo i numeri pubblicato giovedì dall’Ufficio di analisi economica del Dipartimento del Commercio.

I rispettivi numeri di dicembre erano dello 0,1% e del 2,6%. Le mosse sono avvenute nel contesto di un balzo inaspettato del reddito personale, che è aumentato dell’1%, ben al di sopra della previsione dello 0,3%.

La spesa è diminuita dello 0,1% rispetto alla stima di un aumento dello 0,2%. Gli aumenti dei prezzi di gennaio riflettono un continuo spostamento verso i servizi rispetto ai beni mentre l’economia si normalizza a causa delle interruzioni dovute alla pandemia di Covid.

I prezzi dei servizi sono aumentati dello 0,6% nel mese mentre i beni sono diminuiti dello 0,2%; su base annua i servizi sono aumentati del 3,9% e le merci sono diminuite dello 0,5%.

All’interno di queste categorie, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati dello 0,5%, controbilanciati da un calo dell’1,4% nel settore energetico.

Su base annua, il settore alimentare è cresciuto dell’1,4%, mentre l’energia è scesa del 4,9%. Sia le misure principali che quelle principali rimangono al di sopra dell’obiettivo della Fed di un’inflazione annua del 2%, anche se il valore core su base annua è stato il più basso. da febbraio 2021.

L’indice PCE come misura della core inflation

Sebbene la Fed utilizzi ufficialmente la misura principale, il FOMC a prestare maggiore attenzione alla core inflation come migliore indicazione di dove si stanno dirigendo le tendenze a lungo termine.

Escludendo le componenti volatili dei prodotti alimentari ed energetici, l’indice dei prezzi PCE core è aumentato dello 0,4% a gennaio.

Si è trattato del maggiore aumento mensile dallo scorso febbraio e ha fatto seguito al guadagno dello 0,1% rivisto al ribasso di dicembre.

I prezzi dei servizi sono aumentati dello 0,6%, il massimo dallo scorso gennaio, dopo essere saliti dello 0,3% a dicembre.

Sono stati sostenuti da un aumento dello 0,6% del costo degli alloggi e dei servizi pubblici. Il costo dei servizi finanziari e assicurativi è aumentato dell’1,3%, probabilmente riflettendo l’aumento dei prezzi delle azioni.

Sono aumentati i prezzi dei servizi di ristoranti, bar, alberghi e motel, così come quelli delle attività ricreative e sanitarie.

Il dato della PCE Inflation cambia qualcosa in prospettiva della prossima riunione della FED?

L’inflazione core è aumentata del 2,8% su base annua a gennaio, il progresso più contenuto da marzo 2021, dopo essere aumentata del 2,9% a dicembre.

La Fed tiene traccia delle misure dei prezzi PCE per il suo obiettivo di inflazione del 2%. Per riportare l’inflazione al livello target sono necessari dati mensili sull’inflazione pari allo 0,2% nel tempo.

Se si guarda invece il dato degli ultimi mesi, balza all’occhio come la forza dell’economia e del mercato del lavoro (soprattutto in termini di incrementi salariali) si sia immediatamente riflessa sull’indice PCE core e questo lascia poco spazio alla FED per intervenire sui tassi nelle prossime 2 riunioni.

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Roberto Contini
Roberto Contini
Operante nel settore investimenti da più di 30 anni, socio fondatore della Società Italiana di Analisi Tecnica, affiliata all’IFTA dal 1988, ha ricoperto ruoli da analista tecnico e fondamentale in Italia e all’estero ed è stato per 15 anni Responsabile Investimenti prima e successivamente Responsabile Area Advisory in Banca Intermobiliare d’Investimenti e Gestioni (BIM). Skills : Asset allocation, analisi tecnica e fondamentale, Macro View, stock picking

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