Negli ultimi mesi si parla spesso dell’indice PCE come misura dell’inflazione, ma di cosa si tratta?
La spesa per consumi personali (PCE) è un indicatore della spesa in beni e servizi. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA), un’agenzia governativa statunitense, il PCE rappresenta circa due terzi della spesa nazionale ed è un driver significativo del prodotto interno lordo (PIL).
Un totale stimato per PCE viene compilato dal BEA per misurare e tenere traccia dei cambiamenti nella spesa per beni di consumo nel tempo. In base all’ultimo dato, l’indice PCE è aumentato dello 0,3%, in linea con le aspettative a gennaio, mentre l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali, esclusi i costi alimentari ed energetici, è aumentato dello 0,4% su base mensile e del 2,8% rispetto a un anno fa, come previsto secondo le stime di consenso del Dow Jones.
Il PCE principale, comprese le categorie volatili di alimenti ed energia, è aumentato dello 0,3% mensile e del 2,4% su base 12 mesi, anche come previsto, secondo i numeri pubblicato giovedì dall’Ufficio di analisi economica del Dipartimento del Commercio.
I rispettivi numeri di dicembre erano dello 0,1% e del 2,6%. Le mosse sono avvenute nel contesto di un balzo inaspettato del reddito personale, che è aumentato dell’1%, ben al di sopra della previsione dello 0,3%.
La spesa è diminuita dello 0,1% rispetto alla stima di un aumento dello 0,2%. Gli aumenti dei prezzi di gennaio riflettono un continuo spostamento verso i servizi rispetto ai beni mentre l’economia si normalizza a causa delle interruzioni dovute alla pandemia di Covid.
I prezzi dei servizi sono aumentati dello 0,6% nel mese mentre i beni sono diminuiti dello 0,2%; su base annua i servizi sono aumentati del 3,9% e le merci sono diminuite dello 0,5%.
All’interno di queste categorie, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati dello 0,5%, controbilanciati da un calo dell’1,4% nel settore energetico.
Su base annua, il settore alimentare è cresciuto dell’1,4%, mentre l’energia è scesa del 4,9%. Sia le misure principali che quelle principali rimangono al di sopra dell’obiettivo della Fed di un’inflazione annua del 2%, anche se il valore core su base annua è stato il più basso. da febbraio 2021.
L’indice PCE come misura della core inflation
Sebbene la Fed utilizzi ufficialmente la misura principale, il FOMC a prestare maggiore attenzione alla core inflation come migliore indicazione di dove si stanno dirigendo le tendenze a lungo termine.
Escludendo le componenti volatili dei prodotti alimentari ed energetici, l’indice dei prezzi PCE core è aumentato dello 0,4% a gennaio.
Si è trattato del maggiore aumento mensile dallo scorso febbraio e ha fatto seguito al guadagno dello 0,1% rivisto al ribasso di dicembre.
I prezzi dei servizi sono aumentati dello 0,6%, il massimo dallo scorso gennaio, dopo essere saliti dello 0,3% a dicembre.
Sono stati sostenuti da un aumento dello 0,6% del costo degli alloggi e dei servizi pubblici. Il costo dei servizi finanziari e assicurativi è aumentato dell’1,3%, probabilmente riflettendo l’aumento dei prezzi delle azioni.
Sono aumentati i prezzi dei servizi di ristoranti, bar, alberghi e motel, così come quelli delle attività ricreative e sanitarie.
Il dato della PCE Inflation cambia qualcosa in prospettiva della prossima riunione della FED?
L’inflazione core è aumentata del 2,8% su base annua a gennaio, il progresso più contenuto da marzo 2021, dopo essere aumentata del 2,9% a dicembre.
La Fed tiene traccia delle misure dei prezzi PCE per il suo obiettivo di inflazione del 2%. Per riportare l’inflazione al livello target sono necessari dati mensili sull’inflazione pari allo 0,2% nel tempo.
Se si guarda invece il dato degli ultimi mesi, balza all’occhio come la forza dell’economia e del mercato del lavoro (soprattutto in termini di incrementi salariali) si sia immediatamente riflessa sull’indice PCE core e questo lascia poco spazio alla FED per intervenire sui tassi nelle prossime 2 riunioni.
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