Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è sceso ieri sulla base della convinzione degli investitori che le probabilità di un pivot della politica monetaria di FED e BCE, i commenti del presidente della Federal Reserve Jerome Powell e gli aggiornamenti sull’inflazione internazionale.
Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni ha perso quasi 2 punti base al 4,087%, mentre il rendimento dei titoli del Tesoro a 2 anni è sceso di circa 5 punti base al 4,508%.
Giovedì la Banca Centrale Europea ha mantenuto ancora una volta stabili i tassi di interesse di riferimento.
Ma i politici hanno abbassato le previsioni per l’inflazione annuale e la crescita, il che può essere considerato un segnale positivo nella lotta contro l’aumento dei prezzi.
Anche se mercoledì 6 marzo Powell ha ribadito che la banca centrale sarà cauta e considererà i rischi quando si tratta di tagli dei tassi di interesse, ha fatto altresì capire che, dal momento che la Fed prevede che i tagli dei tassi inizieranno entro la fine dell’anno se l’economia si sviluppa come previsto dal FOMC, e che i tassi hanno probabilmente raggiunto il loro picco.
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell sempre nella giornata di ieri ha indicato che i tagli dei tassi di interesse potrebbero non essere troppo lontani se i segnali di inflazione sono sulla strada giusta.
Nel suo intervento alla Commissione bancaria del Senato, Jerome Powell non ha voluto fornire un calendario preciso di quando prevede che l’allentamento possa avvenire, ma al contrario delle volte precedenti ha fatto capire che ormai non manca molto tempo.
La Fed sta soltanto aspettando di acquisire maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si muova in modo sostenibile al 2%, da quel momento in poi inizierà il processo di riduzione dei tassi, cercando di trovare l’equilibrio tra l’economia in recessione piuttosto che normalizzare la politica una volta che l’economia tornerà alla normalità.
In quale periodo dovrebbe arrivare il pivot della FED?
Le parole di Powell sono arrivate in un momento in cui i mercati finanziari hanno oscillato notevolmente nelle loro aspettative sulla politica della Fed, perché all’inizio dell’anno, i trader di futures scommettevano che la Fed avrebbe iniziato a marzo e avrebbe continuato fino a quando non avesse tagliato sei o sette volte quest’anno.
La prospettiva ora è che il primo taglio avvenga a giugno, con quattro riduzioni per un totale di un intero punto percentuale entro la fine del 2024.
Mentre sulla data di giugno c’è abbastanza consenso, occorre invece essere cauti sul numero delle riduzioni che potrà fare la FED, perché molto probabilmente si fermerà nel periodo immediatamente precedente le elezioni per non essere accusata di voler favorire il Presidente uscente.
I dati sull’inflazione hanno recentemente indicato che il ritmo degli aumenti dei prezzi continua a rallentare, sebbene l’indice dei prezzi al consumo abbia scosso i mercati quando è arrivato più alto del previsto per gennaio.
Powell ha osservato nella testimonianza al Congresso di questa settimana che l’inflazione sta diminuendo, anche se non al punto in cui la Fed è pronta a tagliare.
La posizione di Powell non fa altro che riassumere quanto espresso dai funzionari della Fed nelle ultime settimane: siamo sulla buona strada, anche se nessuno ha indicato una potenziale tempistica per i tagli dei tassi ribadendo che il loro processo decisionale si sarebbe basato sui dati.
Sono proprio i dati, che seppur ancora un po’ alti, danno un quadro complessivo di un’inflazione in discesa.
L’unico dato discordante è stato per ora i salari e i dati oggi sul mercato del lavoro saranno sicuramente messi sotto la lente di ingrandimento dagli investitori.
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