Il rally rispetto ai minimi di ottobre è incentrato sul sentiment eccessivamente negativo, sintomo di uno short diffuso sui mercati e cambio di aspettative sui tassi di interesse.
Il catalizzatore è stato il calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro, poiché i dati economici a livello globale hanno continuato la tendenza alla “decelerazione”.
I prezzi PCE, l’ISM manifatturiero, la spesa dei consumatori di ottobre, la spesa per le vacanze (secondo NRF), i PMI cinesi e l’inflazione in Europa mostrano tutti segnali di decelerazione e di assoluta debolezza nei recenti rapporti. Ho detto che nel breve termine “l’azione dei prezzi” prevale sui fondamentali.
Quando il mercato è nella fase in cui in buone notizie sono buone notizie e le cattive notizie sono buone notizie, alcuni la chiamano “silly season”, ma è sempre pericoloso contrastare questa tendenza.
Fino a quando non si arrivi ad un eccesso di euforia ed un totale scollamento con la realtà.
Il “dovish pivot” della FED è arrivato
Secondo il Summary of Economic Projections, i funzionari della Fed si aspettano ora tre tagli dei tassi l’anno prossimo e altri quattro nel 2025.
Anche se la nuova proiezione implica tagli inferiori a quelli previsti dai mercati, significa che la Fed si sta avvicinando all’allentamento.
Nelle proiezioni mediane di settembre, i membri del FOMC avevano previsto un ultimo aumento dei tassi per il 2023, seguito da due tagli nel 2024.
La maggior parte dei membri del FOMC si aspetta che il tasso di riferimento scenda nell’intervallo 4,25%-5,0% l’anno prossimo.
Il presidente della Fed Jerome Powell è rimasto cauto nella conferenza stampa successiva alla decisione, affermando che la Fed è “solo all’inizio” della discussione sull’allentamento della politica monetaria.
Ha osservato che l’inflazione è ancora elevata, anche se è scesa dai suoi massimi senza un picco nella disoccupazione.
Powell ha ribadito che i dati in arrivo determineranno la decisione della Fed su quanto tempo manterrà i tassi restrittivi.
Nonostante il messaggio di cautela della conferenza stampa, la Fed ha chiaramente assunto un tono accomodante.
Ora l’attenzione sarà tutta sulla crescita dell’economia e degli earnings
L’attuale contesto macro è stato tra i più difficili da dare un senso rispetto ai cicli economici più recenti.
Dopo l’impennata dell’inflazione ai massimi degli ultimi 40 anni, il ciclo di inasprimento della Fed più aggressivo dagli anni ’80 e i minimi pluridecennali nella fiducia delle imprese e dei consumatori, le aspettative di una recessione negli Stati Uniti sono state prevalenti durante tutto l’anno.
Quando si tratta della posizione in cui ci troviamo nel ciclo economico, elementi come la curva dei rendimenti, l’ISM manifatturiero o il Leading Indicator mostrano con sicurezza che l’economia è già in recessione o sull’orlo di una recessione.
Altri dati economici non sono stati altrettanto definitivi, poiché altri fattori, come la resilienza dei consumatori e un forte mercato del lavoro, hanno compensato gli aspetti negativi.
In mezzo ai segnali di recessione, un altro grattacapo è stato il PIL del terzo trimestre in crescita del 4,9%, il ritmo più veloce dal quarto trimestre del 21.
Inoltre, dopo il Covid-19, l’economia statunitense ha performato decisamente meglio di parecchi altri mercati sviluppati.
Nello specifico, dalla fine del 2019, la crescita del PIL degli Stati Uniti è aumentata complessivamente del 7,4%, superando di gran lunga il secondo paese più forte del G7 (Canada: +3,5%).
Originariamente si prevedeva che il quarto trimestre fosse negativo e le ultime previsioni GDP Now di Atlanta prevedono un valore del 2,1%.
Ci sono ancora aspettative per una recessione nel 2024, ma alcuni dati come il solido profilo dei consumatori (patrimonio netto record, basso costi del servizio del debito come percentuale del reddito disponibile) e i fondamentali aziendali dovrebbero garantire che si tratti di una delle recessioni più brevi e lievi a partire dal 1945.
Il mercato del lavoro statunitense continua a sfidare la gravità e questo è un altro motivo per cui l’economia ha evitato una recessione fino a questo punto.
La valutazione del mercato azionario è molto alta rispetto alla media storica, ma il fattore della stagionalità è ancora favorevole per le prossime settimane
Gli utili S&P consensus ’24 sono di circa $ 237 e utilizzando un aggressivo 20 PE si ottiene un S&P di circa 4700.
Per quello che vale, è ciò che Goldman Sachs prevede per l’S&P 500 il prossimo anno.
Su base tecnica, la situazione ha mostrato un miglioramento costante, con l’interruzione dei trend al ribasso e l’ampliamento del rally.
Poi ci sono i modelli storici che si autoavverano e su cui alcuni trader prosperano.
È comunque sorprendente vedere quanto l’andamento dell’S&P 500 di quest’anno abbia seguito fedelmente il suo tipico andamento annuale, come mostra il grafico qui sotto che confronta quest’anno con il percorso medio annuale dell’indice S&P dalla Seconda guerra mondiale.
Per tutti gli anni a partire dal 1983, l’S&P 500 è rimasto in media invariato fino a metà mese prima di chiudere l’anno con una nota positiva.
Anche negli ultimi dieci anni, quando i rendimenti medi sono stati negativi, la seconda metà del mese ha registrato guadagni medi.
Un aspetto della performance di dicembre che fa ben sperare per quest’anno è il fatto che la performance media migliora in base all’andamento del mercato nei primi undici mesi dell’anno.
Che si trattasse di guadagni da inizio anno superiori o inferiori al 15%, l’S&P 500 tendeva a registrare guadagni medi superiori all’1,5% nel mese di dicembre, con la maggior parte della forza che si è verificata nella seconda metà del mese.
Infine, questo dicembre sarà solo la quinta volta dal 1983 che l’S&P 500 salirà del 15%+ da inizio anno e di oltre il 5% a novembre.
I quattro anni precedenti erano il 1985, 1996, 1998 e 2009. Di questi quattro anni, l’S&P 500 è stato positivo a dicembre tre volte su quattro.
In tutti e quattro i casi, tuttavia, la seconda metà del mese è stata tendenzialmente più forte della prima metà, con l’indice S&P 500 che ha chiuso il mese non lontano dai suoi massimi mensili.
Dato che abbiamo assistito ad un rally ininterrotto dall’inizio di novembre, questo modello di stagionalità sembrerebbe adattarsi perfettamente.
Un periodo di debolezza per consolidare i guadagni, poi una potenziale ripresa verso fine anno.
Resta aggiornato sulle nostre notizie
Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi canali social attraverso i pulsati dedicati qui sotto e commenta per condividere le tue esperienze ed opinioni sull’argomento.
Per restare aggiornato sui nuovi articoli pubblicati su Word2Invest attiva le notifiche dalla campanella e iscriviti al canale Telegram di Word2Invest per ricevere breaking news e i principali appuntamenti del calendario economico.
Approfondimento
Le cinque migliori idee tematiche di Morgan Stanley in questo momento