L’indice dei prezzi al consumo, o IPC, è rimasto invariato nel mese di ottobre, risultando migliore delle aspettative di un aumento dello 0,1%, con un conseguente tasso anno su anno sceso dal 3,7% al 3,2%.
Il temporaneo rimbalzo dei prezzi dell’energia, alimentato dall’impennata del petrolio di fine estate, ha invertito la rotta, consentendo la ripresa della tendenza disinflazionistica.
In effetti, secondo l’ultimo rapporto dell’EIA, i prezzi al dettaglio della benzina sono ora in calo del 7,2% rispetto allo scorso anno.

Il numero più importante è il tasso di base, esclusi alimentari ed energia, che è aumentato dello 0,2% e al di sotto delle aspettative per un aumento dello 0,3%, con un conseguente tasso su base annua del 4,0%.
La tendenza disinflazionistica rimane intatta, con l’IPC core sceso ai minimi di due anni.

Secondo l’ultimo sondaggio condotto dalla Fed di New York tra i consumatori, le aspettative sui prezzi per l’anno a venire sono scese dal 3,7% al 3,6%.
Questo è un altro passo nella giusta direzione per i funzionari della Fed, che vogliono essere sicuri che le aspettative rimangano ancorate.

La tendenza della Core Inflation non punta ancora la target del 2% chiesto dalla FED
Per quanto riguarda l’inflazione core, l’annualizzazione dei recenti rapporti sull’inflazione mostra che il livello minimo è leggermente sceso, ma rimane al di sopra del 2%.
In sostanza, non una singola lettura mensile dell’inflazione core o una combinazione di letture mensili negli ultimi dodici mesi ha indicato un’inflazione del 2%.
Per arrivare all’inflazione core del 2% nei prossimi sei mesi, avremmo bisogno di almeno due rapporti mensili sull’inflazione core pari o inferiore allo 0%.
Negli ultimi mesi abbiamo esaminato la viscosità dell’inflazione core relativa al settore immobiliare, degli affitti e dei servizi.
Queste aree continuano a rallentare su base annua, ma indicano ancora un’inflazione più elevata rispetto all’era pre-pandemia.
I servizi, che rappresentano una componente importante dell’inflazione, rimangono elevati al 5,5% e dovrebbero diminuire sensibilmente nei prossimi quattro mesi a causa delle tendenze mese su mese, ma anche al 4,5% su base annua (che è la lettura annualizzata dell’inflazione) negli ultimi sei mesi, tale livello è ancora notevolmente più elevato rispetto a prima della pandemia (dal 2,7% al 3%).
La Housing Inflation rimane uno dei fattori chiave per valutare la tendenza della Core Inflation
Anche l’inflazione degli immobili residenziali e degli affitti, che prima della pandemia era rispettivamente inferiore al 3% e al 4%, tenderà al di sopra di tali livelli nel prossimo futuro.
Gli attuali canoni di affitto indicano che i costi degli alloggi, aumentati del 6,7%, solo se dovessero crollare nei prossimi 6-9 mesi la c.d. housing inflation scenderebbe al 3% su base annua durante la prima metà del prossimo anno, sottraendo fino all’1,7% dall’attuale tasso core dell’Indice dei Prezzi al Consumo.
Solo un calo simile porterebbe la Core Inflation molto vicino all’obiettivo della Fed del 2%.
In realtà però, se si prendono gli ultimi rapporti semestrali sull’inflazione e li si annualizza, il trend degli alloggi è del 4% e quello degli affitti del 6%.
Insomma c’è uno squarcio di serene nel cielo tempestoso, ma la perturbazione (inflazione) potrebbe non essere ancora terminata.
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