Come investire durante l’anno delle presidenziali USA

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

Per il prossimo anno sono in calendario circa 40 elezioni nazionali, che rappresentano oltre il 40% della popolazione mondiale e il 40% dell’economia globale.

Ma le elezioni presidenziali USA sono di gran lunga le più importanti per i mercati.

Capital Group lo capisce meglio di molti altri, essendo una delle società di investimento più antiche e più grandi del mondo. L’azienda ha recentemente pubblicato un approfondimento su ciò che accade ai prezzi degli asset prima e dopo che gli americani hanno votato.

Ecco le quattro cose principali che devi sapere quando investi in un anno elettorale del genere.

I contanti sono allettanti, ma non sono sempre la scelta migliore

Investire può essere snervante quando tutto sembra non andare per il verso giusto.

Dopotutto, le campagne presidenziali attirano l’attenzione sui problemi del Paese e le soluzioni proposte da un candidato possono spesso essere radicalmente diverse dallo status quo.

Questo è senza dubbio il motivo per cui i fondi del mercato monetario, che sono simili alla liquidità e tradizionalmente uno dei veicoli di investimento a rischio più basso, tendono a diventare più popolari tra gli investitori prima delle elezioni.

Una volta che le acque elettorali si calmeranno, le azioni in genere ottengono una spinta e non solo negli Stati Uniti: anche gli indici internazionali sfruttano quest’onda.

Ma tenersi liquidi non è sempre la scelta migliore. Prendiamo ad esempio il momento attuale: la Federal Reserve sembra essere vicina alla fine del suo lungo periodo di rialzi dei tassi di interesse e, in tal caso, i rendimenti possono crollare. In altre parole, mettersi liquidi potrebbe comportare un rischio di perdere il momento giusto per investire. Per un’opzione di investimento “più sicura”, si prenda in considerazione le obbligazioni: consentono di garantire un reddito per un periodo più lungo.

Alcuni settori registrano una maggiore volatilità prima e dopo le elezioni

Sarebbe utile se ci fossero settori infallibili in cui investire durante un anno elettorale, ma sfortunatamente investire non è così semplice.

L’impatto sull’economia e sui mercati spesso si riduce alle politiche proposte, ed è per questo che alcuni settori, come la sanità e l’energia, tendono a sperimentare una maggiore volatilità.

E questo ha senso: i principali partiti statunitensi hanno posizioni molto diverse su temi come l’assistenza sanitaria universale, la produzione interna di energia e la spinta per le fonti energetiche “verdi”.

Ogni ciclo elettorale introduce un nuovo gruppo di candidati con i propri programmi politici e, con l’elettorato diviso per lo più a metà, può essere difficile prevedere i potenziali vincitori e vinti del mercato.

Ma ciò non significa che si dovrebbe evitare del tutto un settore particolare. Quando la preoccupazione è che una nuova Casa Bianca possa distruggere un settore, di solito la preoccupazione è sproporzionata, dandoti la possibilità di trarre profitto se rimani investito.

I mercati statunitensi si sono sempre ripresi con forza, indipendentemente da chi vince le elezioni

Il mercato azionario in genere ottiene risultati migliori dopo un’elezione che nel periodo precedente.

Dal 1932, le azioni sono salite in media meno del 6% nell’anno precedente della resa dei conti presidenziale, rispetto ai guadagni dell’8% medio registrati negli anni non elettorali. Le obbligazioni seguono un andamento simile, attestandosi intorno al 6,5% prima delle elezioni, ben al di sotto del consueto 7,5%.

Nonostante tutte le incertezze legate all’anno elettorale, la corsa sulle montagne russe del mercato è solitamente di breve durata.

Quando i voti vengono finalmente conteggiati, le azioni in genere tornano al loro consueto trend rialzista.

Quindi un po’ di pazienza spesso ripaga gli investitori che cavalcano queste onde.

Dal 1932, le azioni sono aumentate, in media, dell’11,3% nei 12 mesi successivi alla conclusione delle primarie (utilizzando il 31 maggio come indicatore), rispetto a un meno impressionante 5,8% rispetto alle stesse date negli anni non elettorali.

Alla fine, le tendenze economiche sottostanti contano di più

Certo, la situazione diventerà sempre un po’ volatile con l’avvicinarsi del prossimo anno: se si riporta la macchina del tempo indietro al 1980, si scoprirà che le azioni sono diventate piuttosto nervose prima di ogni giorno delle elezioni.

E questo fa sembrare questa gara estremamente importante.

Ma, che ci si crede o no, non sono le politiche proposte dai candidati a contare di più per le azioni, bensì il contesto macroeconomico.

E sì, si potrebbe sostenere che le politiche hanno un impatto sulla macroeconomia, ma spesso impiegano anni per concretizzarsi.

Dovrebbe quindi essere musica per le orecchie il fatto che la Goldman Sachs sta fischiettando un’altra melodia felice per il 2024 (proprio come ha fatto per il 2023).

La Banca d’Investimento prevede una crescita positiva del reddito per i lavoratori statunitensi (poiché beneficiano dell’allentamento dell’inflazione e di un mercato del lavoro ancora forte), un livellamento e un eventuale calo dei tassi di interesse e giorni migliori per il settore manifatturiero.

E le azioni ne saranno sicuramente incoraggiate.

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Flavio Ferrara
Flavio Ferrara
Consulente Finanziario Indipendente (delibera numero 2046 del 25/10/2022 con matricola n. 631131). Da sempre interessato alla finanza, ha dedicato gli studi nell'analisi tecno-grafica e nell'analisi fondamentale dei Mercati Finanziari. Laureato in Scienze Economiche, ha frequentato diversi corsi di specializzazione tra i quali un Master in Corporate Finance e un corso in Value Investing. Spinto dagli studi e dalla specializzazione in Finanza, ha deciso di iscriversi all’esame OCF, superato con successo, e diventare un Consulente Finanziario Indipendente. La sua esperienza non solo teorica è a disposizione per assistere le persone nel raggiungimento dei loro obiettivi finanziari. Sostiene il concetto di una sana pianificazione finanziaria, in cui gli investitori ottengono rendimenti attraverso il valore creato nell’economia reale.

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