Il prezzo del petrolio greggio Brent è ormai vicino ai 95 dollari al barile, e trader e analisti parlano sempre più spesso di quando, e non se, i prezzi raggiungeranno i 100 dollari.
Come avevamo segnalato nel nostro articolo del 28 agosto
https://www.word2invest.com/2023/08/i-tre-fattori-che-possono-condizionare-il-prezzo-del-petrolio-nei-prossimi-6-12-mesi/, i prezzi del petrolio stanno salendo a causa della diminuzione dell’offerta globale., determinata dalla politica aggressiva sui prezzi dell’Arabia Saudita.
Come si evince dall’ultimo rapporto, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, le scorte mondiali e soprattutto quelle strategiche del Governo U.S.A. sono molto basse.
L’Arabia Saudita cerca di spingere i prezzi del petrolio oltre i 100 dollari
L’Arabia Saudita vuole massimizzare ora il rialzo dei prezzi del petrolio, prima che una possibile recessione nel 2024 li faccia scendere.
Entro la dine di dicembre, l’OPEC prevede che il deficit tra produzione e consumo mondiale tra domanda e offerta si possa allargare a 3,3 milioni di barili al giorno.
Il Brent è quindi scambiato a circa 93 dollari USA, mentre il WTI è vicino alla soglia dei 90 dollari USA. Questi due benchmark globali sono aumentati del 30% in soli quattro mesi.
La forza è guidata dai mercati fisici, come quello di punta dell’Azerbaijan, dove il prezzo del greggio leggero azero nella giornata di venerdì 15/09 veniva scambiato intorno ai 100 dollari al barile, condizionato anche dai venti di guerra tra Armenia e Azerbaigian, il primo sostenuto da Russia e Iran e il secondo Israele, che teme l’espansionismo Iraniano nella regione.
Anche il prezzo del greggio nigeriano è in rialzo e ieri ha superato i 100 dollari al barile lunedì, mentre il greggio malese Tapis ha raggiunto i 101,30 dollari al barile la scorsa settimana.
Il patto d’acciaio tra Arabia Saudita e Russia
Nell’editoriale di Bloomberg del fine settimana scorso, viene evidenziato che ’ultimo rally del petrolio è frutto dell’alleanza tra Arabia Saudita e Russia che l’esperto analista petrolifero Jean Ergas di Tigress Financial Partners definisce in modo provocatorio un “Patto d’Acciaio”, facendo riferimento all’alleanza prebellica tra Hitler e Stalin.
Nel 2022 gli U.S.A. hanno contribuito a calmierare l’impennata dei prezzi dello scorso anno attingendo alle loro riserve strategiche di petrolio, che erano state accumulate proprio per un momento simile e questo ha impedito alla Russia di tenere il mondo occidentale in ostaggio a causa del prezzo del petrolio.
La riduzione della produzione decisa dall’Arabia Saudita ha voluto sfidare gli U.S.A. che in questo non possono prosciugare nuovamente le proprie riserve.
Bloomberg fa rilevare che oltre a sperperare centinaia di milioni di dollari nello sport, dalla creazione di un rivale per il tour di golf PGA, al pagamento di cifre folli per portare Neymar e Ronaldo nella lega saudita, il Principe Mohammad Bin Salman ha lanciato la sfida agli Stati Uniti, rafforzando sua alleanza con la Russia e facendo chiaramente capire non potrà tollerare un livello minimo del prezzo del petrolio che vada il sotto di 70 dollari e il suo obiettivo è vedere il prezzo del petrolio sopra i 100 dollari.
Grande rischio per l’economia e i mercati finanziari
Il rialzo dei prezzi del petrolio può essere il catalyst per una fase di recessione a livello mondiale e non sarebbe la prima volta, perché c’è il precedente storico dell’estate del 2008, quando il prezzo del petrolio, prima del fallimento di Lehman Brothers del 15/09/2008, raggiunse il picco di 160 dollari, per poi cadere a 40 durante la depressione economica dei 12 mesi successivi.
Anche per quanto riguarda il gas naturale, le prospettive non sono rosee, perché continuano le proteste in Australia, che si calcola possano avere un impatto negativo sul 5% della produzione mondiale di Gas Naturale Liquefatto, merce indispensabile per fronteggiare l’inverno in arrivo, senza le forniture dei gasdotti di Gazprom.
In Europa, la situazione è aggravata anche dai lavori di manutenzione in corso in Norvegia, che stanno esercitando ulteriori pressioni sui prezzi del gas naturale, che in questi giorni è scambiato poco sotto i 40 euro/MWh per il TTF olandese.
Come segnalato nel nostro articolo della settimana scorsa https://www.word2invest.com/2023/09/inflazione-usa-in-preoccupante-rialzo/, il rialzo dei prezzi dell’energia si sta traslando anche sull’inflazione “core” e i rischi di una continuazione della politica restrittiva della FED non sono prezzati dalle valutazioni dei mercati azionari in questo momento.
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