È una nozione abbastanza comune sapere che, quando i tassi di interesse salgono, i prezzi delle azioni tendono a scendere, perché gli investitori confrontano il rendimento delle azioni, espresso dall’inverso del P/E (ossia, utili/prezzo dell’indice azionario) rispetto al risk free rate di lungo termine.
Il modello del fattore di premio di rischio quantifica e spiega l’impatto degli utili e delle aspettative a lungo termine del Tesoro sull’S&P 500.
L’Equity risk premium è la misura a livello ‘grezzo’, cioè il dato istantaneo della differenza tra il rendimento delle azioni e quello delle obbligazioni
Il valore intrinseco dell’Sp500

Per affinare il dato grezzo esistono modelli quantitativi che determinano il c.d. “valore intrinseco” dell’indice SP500 rispetto alla crescita degli utili e ai tassi risk free rate a lungo termine.
Uno dei più efficienti è il modello Risk Price Factor. In questo momento, il rialzo dei tassi di interesse sui T Bonds a lungo termine e il rallentamento della crescita degli utili dell’indice Sp500, hanno determinato una sopravvalutazione di circa il 18% in base al modello che misura il rendimento delle azioni rispetto a quello delle obbligazioni.
Il modello fa una fotografia puntuale, non incorpora previsioni di variazioni dei parametri con cui è calcolato; quindi, è abbastanza normale che ci sia un divario tra il valore intrinseco dell’indice SP500 espresso dal modello di valutazione e il prezzo effettivo dell’indice determinato dal mercato, perché il valore di mercato incorpora le aspettative future.
Il divario che c’è in questo momento tra valore intrinseco e prezzo di mercato dell’indice SP500 potrebbe essere colmato da utili che superano le aspettative del 18% o da tassi di interesse a lungo termine misurati dai titoli del Tesoro a 30 anni che scendano al 3,6% entro i prossimi 6 mesi.
Deve essere ben chiaro modello del fattore di premio per il rischio (modello Risk Price Factor) non è algoritmo che può essere utilizzato per fare trading sui mercati azionari, ma può aiutare a comprendere la valutazione dell’S&P 500 (SP500) per identificare bolle e opportunità e quindi il fattore di rischio/rendimento per un investitore di medio termine.
Si basa su una semplice equazione di crescita costante in cui: P = E / (C – G) e spiega i livelli dell’indice S&P (P) con buona precisione per il periodo dal 1960 ad oggi utilizzando solo il tasso privo di rischio (C), gli utili operativi S&P 500 (E) e alcune ipotesi semplificative.
Il modello RPF viene utilizzato dagli strategist e analisti per determinare il valore intrinseco del mercato, utilizzando utili e tassi di interesse a lungo termine, che determinano il costo del capitale e incorporano l’inflazione attesa.
In breve, il modello è costruito in questo modo: Valore intrinseco dell’indice S&P 500 = utili operativi S&P/(rendimento dei titoli del Tesoro a lungo termine x 1,48 – 0,6%).
Il modello mostra che i prezzi azionari) si muovono in modo inverso rispetto al rendimento. Nell’equazione, 1,48 è il fattore di premio di rischio e 0,6% è la differenza tra la crescita prevista a lungo termine e i tassi di interesse reali.
Si tratta di una formula perpetua che utilizza il Capital Asset Pricing Model (CAPM) per valutare l’indice sulla base degli utili correnti utilizzando un costo CAPM del capitale determinato dai tassi di interesse.
Negli anni del QE i rendimenti a lungo termine erano tenuti artificialmente bassi della Fed; quindi, il modello doveva utilizzare rendimenti normalizzati sui titoli del Tesoro, prendendo le aspettative d’inflazione a lungo termine, maggiorate del 2%.
Da marzo 2022, la Federal Reserve ha smesso di acquistare i propri titoli sul mercato aperto, ossia, ha terminato il QE, e i rendimenti del T Bond a 30 anni sono saliti da 1,84% a 4,3%.
Sulla base degli attuali utili S&P 500 e dei rendimenti effettivi a 30 anni, Allo stato attuale, il mercato appare sopravvalutato del 18%, a meno che i tassi non scendano o gli utili superino le aspettative.
Cosa può succedere?
La crescita degli utili dipende dalla crescita dell’economia

Per il momento gli utili continuano a crescere, anche se a ritmi piuttosto bassi, grazie anche all’effetto dell’inflazione che le aziende ribaltano sui consumatori.
Nel III Quarter 2023, l’economia U.S.A. crescerà ad un ritmo ancora molto elevato, la Fed di Atlanta prevede +5,8% sul Pil rispetto ai livelli depressi del III Quarter 2022.
Più complicato l’outlook per il 2024: Il LEI (Leading Economic Indicator statunitense, che traccia la direzione dell’economia) è sceso per il sedicesimo mese consecutivo a luglio, segnalando che le prospettive rimangono altamente incerte, mentre l’indice coincidente CEI (Coincident Economic Indicator)—che traccia dove si trova l’attività economica in questo momento—ha continuato a crescere lentamente ma in modo incoerente, con tre degli ultimi sei mesi che non sono cambiati e il resto è aumentato.
In quanto tale, la CEI sta segnalando che al momento ci troviamo ancora in un contesto di crescita favorevole.
Tuttavia, a luglio, nuovi ordini deboli, tassi di interesse elevati, un calo delle percezioni dei consumatori sulle prospettive delle condizioni economiche e la diminuzione delle ore lavorate nel settore manifatturiero hanno alimentato il calo dello 0,4% dell’indicatore anticipatore.
I tassi a lungo termine dipendono dalle aspettative di inflazione

Per quanto riguarda il fattore tassi d’interesse a lungo termine, va ricordato che normalmente i tassi a lungo termine sono guidati dai tassi di interesse reali (storicamente circa il 2%) più le aspettative di inflazione a lungo termine, quindi non necessariamente alla politica della Fed sui tassi di interesse a breve termine, cioè i Fed Funds.

Se la Fed riuscisse a convincere il mercato che continuerà la lotta contro l’inflazione, i tassi a lungo termine potrebbero scendere al di sotto del 4% poiché le aspettative di inflazione a lungo termine potrebbero diminuire.
In assenza di un mutamento positivo di uno dei 2 fattori, utili e tassi, il valore intrinseco dell’indice Sp500 è attorno a 3600-3700. Il mercato può rimanere sopravvalutato anche per lunghi periodi, ma l’equilibrio può essere ribaltato da qualche catalyst negativo inaspettato che riporti il mercato verso il suo valore intrinseco.
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