La domanda di rito in questo periodo è: cos’ha deciso la Banca Centrale di turno, sia essa la FED oppure la BCE o la BOE.
La risposta però è che importa poco finché ci sono gli utili perché i mercati azionari, e di conseguenza gli indici maggiori, scontano gli EPS forward delle società che compongono gli indici stessi.
Prendiamo l’indice SP500 che è il più diversificato e internazionale, perché larga parte delle megacaps che lo compongono hanno più del 50% del fatturato fuori dagli U.S.A.
Tirando le somme, possiamo tranquillamente dire che la stagione degli utili del primo trimestre 2023 è stata migliore del previsto e di conseguenza le previsioni per l’intero anno 2023 sono leggermente migliori rispetto alle stime precedenti.
Nonostante questo i mercati azionari sono rimasti rangebound con limitati rialzi e ribassi, perché su un piatto della bilancia ci sono gli utili, che sono benzina per il rialzo, sull’altro i rischi di stagflazione, l’indebolimento del credito e il credit crunch che sono motivazioni per il ribasso.
Il doppio mandato della FED
La FED come Banca Centrale ha un doppio mandato: stimolare la crescita e combattere l’inflazione e deve cercare di agire come un equilibrista sul filo per osservare il suo doppio mandato.
Per ora un forte mercato del lavoro indica solo una lieve recessione, praticamente nulla e l’inflazione è stata positiva per le aziende perché ha fatto crescere gli utili nominali.
Anche sotto il profilo dei ricavi il 75% delle aziende che compongono l’indice SP500 ha battuto le stime, statistica sostanzialmente superiore alla media del 63% su 10 anni e superiore anche alla media del 67% su 5 anni.
A livello puramente quantitativo, i ricavi sono stati mediamente superiori del 2,7% alle stime, statistica superiore alla media decennale dell’1,3% e al di sopra della media quinquennale del 2%.
Un’inflazione superiore ai target della Banca Centrale, ma tutto sommato moderata, misurata dal C.P.I. attorno 5,6%, ha dato un piccolo boost agli EPS.
EPS forward e multipli di mercato
Le stime bottom-up di FactSet degli analisti vedono un calo degli EPS del 5,7% nel secondo trimestre-23 dopo i cali nel quarto trimestre del 2022 e nel primo trimestre del 2023, cali che dovrebbero essere seguiti da un piccolo aumento nel terzo trimestre dell’1,2% e un più consistente ‘8,5% nel quarto trimestre.
Per l’intero 2023 la previsione Bottom Up per l’S&P 500 prevede un rialzo di 1,2% per gli utili e del 2,4% per i ricavi.
I rialzi dei sosti delle aziende andranno a intaccare i profitti, anche l’inflazione massima non è stata sufficiente per conservare i profitti, perché salari più alti e l’insieme degli altri costi peseranno sui profitti.
Sulla base dell’aumento dell’1,2% per il 2023, l’EPS previsto da FactSet per l’S&P 500 è di $ 221,4, con una previsione do $ 246,7 per il 2024.
Con questi numeri il P/E forward per l’indice SP500 è di circa 19.
Se gli utili superassero poi le stime nei prossimi trimestri si potrebbe arrivare a circa $ 230, con un P/E forward di 18.
Questi dati sono superiori alle medie storiche del 1960-2022 di 16,9, ma vicine alla media dell’anno 2000-2022 di 19,3, quindi di fatti il mercato non è insolitamente troppo caro, né è abbastanza basso per entrare.
Di positivo c’è che le aspettative di consenso degli analisti per i ricavi dell’S&P 500 e per i suoi utili operativi continuano a salire settimana dopo settimana.
La Banca Centrale come arbitro tra risultati aziendali e valutazioni di mercato
La domanda cos’ha fatto la Banca Centrale però ritorno nuovamente quando si parla di valutazioni, perché se è vero che gli indici di borsa scontano gli EPS forward, è altrettanto vero la valutazione diventa più o meno conveniente quando si paragona l’inverso del P/E (cioè il rendimento implicito della azioni) al rendimento di un titoli di stato con scadenza a 10 anni.
A 19 volte gli utili, l’indice SP500 ha un rendimento implicito del 5,26% rispetto ad un rendimento di 3,64% del Treasury Bond a 10 anni.
Il premio per il rischio è 1,6% e questo è un dato piuttosto basso che a nostro avviso limita di molto la possibile espansione del multiplo P/E.
Quindi per salire in misura consistente l’indice SP500 ha bisogno di una maggiore crescita degli EPS oppure che la Banca Centrale piloti i rendimenti dei Treasury Bond a 10 anni verso il 3% o ancora più in basso
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