Previsioni Indice SP500: la Banca Centrale, in questo momento, è arbitro o attore protagonista?

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Flavio Ferrara - Consulente Finanziario Indipendente

La domanda di rito in questo periodo è: cos’ha deciso la Banca Centrale di turno, sia essa la FED oppure la BCE o la BOE.

La risposta però è che importa poco finché ci sono gli utili perché i mercati azionari, e di conseguenza gli indici maggiori, scontano gli EPS forward delle società che compongono gli indici stessi.

Prendiamo l’indice SP500 che è il più diversificato e internazionale, perché larga parte delle megacaps che lo compongono hanno più del 50% del fatturato fuori dagli U.S.A.

Tirando le somme, possiamo tranquillamente dire che la stagione degli utili del primo trimestre 2023 è stata migliore del previsto e di conseguenza le previsioni per l’intero anno 2023 sono leggermente migliori rispetto alle stime precedenti.

Nonostante questo i mercati azionari sono rimasti rangebound con limitati rialzi e ribassi, perché su un piatto della bilancia ci sono gli utili, che sono benzina per il rialzo, sull’altro i rischi di stagflazione, l’indebolimento del credito e il credit crunch che sono motivazioni per il ribasso.

Il doppio mandato della FED

La FED come Banca Centrale ha un doppio mandato: stimolare la crescita e combattere l’inflazione e deve cercare di agire come un equilibrista sul filo per osservare il suo doppio mandato.

Per ora un forte mercato del lavoro indica solo una lieve recessione, praticamente nulla e l’inflazione è stata positiva per le aziende perché ha fatto crescere gli utili nominali.

Anche sotto il profilo dei ricavi il 75% delle aziende che compongono l’indice SP500 ha battuto le stime, statistica sostanzialmente superiore alla media del 63% su 10 anni e superiore anche alla media del 67% su 5 anni.

A livello puramente quantitativo, i ricavi sono stati mediamente superiori del 2,7% alle stime, statistica superiore alla media decennale dell’1,3% e al di sopra della media quinquennale del 2%.

Un’inflazione superiore ai target della Banca Centrale, ma tutto sommato moderata, misurata dal C.P.I. attorno 5,6%, ha dato un piccolo boost agli EPS.

EPS forward e multipli di mercato

Le stime bottom-up di FactSet degli analisti vedono un calo degli EPS del 5,7% nel secondo trimestre-23 dopo i cali nel quarto trimestre del 2022 e nel primo trimestre del 2023, cali che dovrebbero essere seguiti da un piccolo aumento nel terzo trimestre dell’1,2% e un più consistente ‘8,5% nel quarto trimestre.

Per l’intero 2023 la previsione Bottom Up per l’S&P 500 prevede un rialzo di 1,2% per gli utili e del 2,4% per i ricavi.

I rialzi dei sosti delle aziende andranno a intaccare i profitti, anche l’inflazione massima non è stata sufficiente per conservare i profitti, perché salari più alti e l’insieme degli altri costi peseranno sui profitti.

Sulla base dell’aumento dell’1,2% per il 2023, l’EPS previsto da FactSet per l’S&P 500 è di $ 221,4, con una previsione do $ 246,7 per il 2024.

Con questi numeri il P/E forward per l’indice SP500 è di circa 19.

Se gli utili superassero poi le stime nei prossimi trimestri si potrebbe arrivare a circa $ 230, con un P/E forward di 18.

Questi dati sono superiori alle medie storiche del 1960-2022 di 16,9, ma vicine alla media dell’anno 2000-2022 di 19,3, quindi di fatti il mercato non è insolitamente troppo caro, né è abbastanza basso per entrare.

Di positivo c’è che le aspettative di consenso degli analisti per i ricavi dell’S&P 500 e per i suoi utili operativi continuano a salire settimana dopo settimana.

La Banca Centrale come arbitro tra risultati aziendali e valutazioni di mercato

La domanda cos’ha fatto la Banca Centrale però ritorno nuovamente quando si parla di valutazioni, perché se è vero che gli indici di borsa scontano gli EPS forward, è altrettanto vero la valutazione diventa più o meno conveniente quando si paragona l’inverso del P/E (cioè il rendimento implicito della azioni) al rendimento di un titoli di stato con scadenza a 10 anni.

A 19 volte gli utili, l’indice SP500 ha un rendimento implicito del 5,26% rispetto ad un rendimento di 3,64% del Treasury Bond a 10 anni.

Il premio per il rischio è 1,6% e questo è un dato piuttosto basso che a nostro avviso limita di molto la possibile espansione del multiplo P/E.

Quindi per salire in misura consistente l’indice SP500 ha bisogno di una maggiore crescita degli EPS oppure che la Banca Centrale piloti i rendimenti dei Treasury Bond a 10 anni verso il 3% o ancora più in basso

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Roberto Contini
Roberto Contini
Operante nel settore investimenti da più di 30 anni, socio fondatore della Società Italiana di Analisi Tecnica, affiliata all’IFTA dal 1988, ha ricoperto ruoli da analista tecnico e fondamentale in Italia e all’estero ed è stato per 15 anni Responsabile Investimenti prima e successivamente Responsabile Area Advisory in Banca Intermobiliare d’Investimenti e Gestioni (BIM). Skills : Asset allocation, analisi tecnica e fondamentale, Macro View, stock picking

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