I dati di oggi danno lo spunto per elaborare nuove previsioni di inflazione negli USA La notizia del giorno è il calo di 0,1% su base mensile del tasso di inflazione complessivo negli USA, che scende al 6,5% anno su anno rispetto al dicembre 2021.
Il tasso annuo di inflazione sta calando velocemente soprattutto per il calo dei prezzi energetici.
I dati degli ultimi mesi delle variazioni mensili del tasso di inflazione puntano ad un consistente ribasso del tasso di inflazione annuale dalla primavera del 2023, quando si vedrà un brusco calo che riporterà il tasso di inflazione annuale verso il 4%.
È importante ricordare le variazioni mensili del CPI degli ultimi 5 mesi:
Anche visivamente è facile confrontare le variazioni dei prezzi al consumo da luglio a novembre, rispetto a quelli del periodo ottobre 2021 a giugno 2022, mesi in cui abbiamo praticamente sempre avuto come minimo variazioni di 0,6% mensili, con picchi fino a 1-1,3 tra marzo e giugno.
Da luglio in poi c’è un netto segnale di rallentamento e la variazione annualizzata degli ultimi 5 mesi è solo 2,4%.
Quando i dati dei prossimi mesi cominceranno a scartare il base effect dei primi mesi del 2022, l’inflazione scenderà molto velocemente.
Core Inflation Rate
Per le previsioni di inflazione USA occorre analizzare anche il dato del CPI core, cioè senza l’impatto di alimentari ed energia.
Il dato dell’inflazione “core è stato di 0,3% mese su mese, in linea con le previsioni e il tasso annuo si attesta al 5,7% rispetto al dicembre 2021.
Questo indicatore è estremamente importante per poter fare previsioni sulle prossime mosse di politica monetaria della FED.
Abbiamo poi i vari indicatori PMI come ISM e Markit, che negli ultimi 2 mesi hanno subito un tracollo e si sono portati a livelli di hard landing (detto dalla stessa FED nel comunicato di ieri sera).
U.S.A: ISM Manufacturing New Orders
Le previsione di inflazione negli USA e le decisioni di politica monetaria della FED dovranno comunque tener conto del rallentamento economico.
Sul fronte dei prezzi gli indicatori PMI segnalano che l’interruzione meno marcata delle catene di approvvigionamento e la riduzione della domanda hanno portato all’aumento più lento dei costi di input da novembre 2020.
Nel tentativo di aumentare le vendite, le aziende avrebbero trasferito i risparmi sui costi ai clienti, ove possibile, il che ha comportato il più lento aumento dei prezzi di vendita da febbraio 2021.
Questi effetti sulla domanda saranno visibili nelle variazioni del CPI dei prossimi 2-3 mesi e contribuiranno a far calare in misura sensibile il tasso di inflazioni annuale.
Se scenderà adeguatamente anche il tasso di inflazione core, cioè senza i dati di food and energy, è molto probabile che la Fed possa cambiare la policy, arrestando il rialzo dei tassi di interesse.
La previsioni di inflazione in Europa
L’area Euro è in una situazione più critica perché malgrado l’inflazione complessiva sia diminuita più del previsto a dicembre, le pressioni sui prezzi del paniere ex food and energy sono aumentate, alimentando le preoccupazioni che la Banca Centrale Europea possa continuare ad aumentare i tassi per tutto il primo semestre 2023.
Infatti, mentre i prezzi al consumo sono rallentati al 9,2% a dicembre dal 10,1% del mese precedente, al di sotto della previsione del 9,7%, la Core Inflation, che non tiene conto dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia è salita al 6,9% dal 6,6%, alimentando non pochi timori che la crescita dei prezzi possa essere più ostinata di quanto previsto in precedenza.
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