Le analisi di scenario e le prospettive dell’economia USA nel 2023 per i prossimi mesi dipendono come sempre da due fattori: tassi di interesse e utili aziendali.
Sulla politica della Fed, dopo i dati sull’inflazione e le ultime minute del meeting di inizio novembre, si ipotizza un cambiamento di rotta a partire da gennaio, anche in conseguenza di un probabile rientro dell’inflazione verso il 4% entro giugno 2023.
L’ipotesi più probabile è che la Fed deliberi altri due rialzi di 0,50 entro fine gennaio 2023 per poi sospendere l’aumento del tassi.
Più complessa è l’analisi sugli earnings, che dipende dallo scenario ipotizzato: soft landing o al massimo recessione lieve oppure hard landing e forte contrazione dell’economia.
Nel suo ultimo report prima del Thanksgiving, Bank of America ha dichiarato di ritenere che gli Stati Uniti siano diretti verso una lieve recessione nel 2023, guidata da “investimenti e consumi più deboli”, con un tasso di disoccupazione che salirebbe al 5,5%.

Soft landing o hard landing?
Per Bank of America la combinazione di un mercato del lavoro più debole, costi di prestito più elevati, standard di credito più severi e bilanci più deboli porteranno i consumatori a ridurre temporaneamente la spesa e ad aumentare il tasso di risparmio.
Per quanto riguarda l’inflazione Bank of America prevede che il tasso anno su anno del Consumer Price Index scenda al 3,2% entro il 4° trimestre 23.
Negli ultimi 2 mesi il mercato azionario è in una fase di bottoming, con un asse che gira intorno al minimo del 16 giugno di 3666 e a quello successivo del 13 ottobre a 3490.
La tenuta di questa area di minimi dipenderà dalla capacità del PIL reale di mantenere una crescita su base annua tra lo 0,5% e l’1,5% nella prima metà del prossimo anno, per poi tornare a una crescita più normale durante la seconda metà del prossimo anno.
Uno scenario di hard landing invece potrebbe far scendere l’S&P 500 di un altro 10%-15% al di sotto del minimo più recente del 14 ottobre (3490 dell’indice SP500).
Dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’S&P 500 ha raggiunto il picco in media cinque mesi prima degli ultimi 11 picchi del ciclo economico (prima della pandemia).

Il ciclo ribassista potrebbe essere già finito
Guardiamo l’analisi di scenario e prospettive dell’economia per il 2023 anche con l’aiuto di dati statistici. L’attuale mercato ribassista è iniziato il 3 gennaio di quest’anno, con una durata di 282 giorni, terminando il 12 ottobre, quando lo S&P 500 era in calo del 25,4%, assolutamente in linea con i dati medi di un ciclo ribassista sia per durata che per ampiezza della perdita (media tra un soft landing e hard landing).
Facendo invece un confronto con le passate recessioni cioè hard landing, dal 1929 ci sono stati 22 mercati cicli ribassisti (incluso il breve sell off pandemico del 2020) che sono durati in media 341 giorni, con l’S&P 500 che è sceso in media del 36,6%.
Se guardiamo le previsioni degli analisti degli utili forward dell’S&P 500, possiamo notare che sono saliti a un livello record durante la settimana del 23 giugno e da allora sono rimasti relativamente stabili al di sotto di quel picco.
Malgrado le ripetute revisioni al ribasso l’utile forward dell’indice Sp500 è sul livello di $ 235,58 e quello per fine 2023 su livello di $ 238, mentre la stima degli analisti per il 2024 è attualmente sul livello di $258,03.

A sostegno della visione secondo cui si è visto il minimo del ciclo ribassista, ci sono le statistiche sui vari sondaggi di sentiment degli investitori.
Ad esempio, quest’anno, il rapporto Bull-Bear di Investors Intelligence è stato inferiore a 1,00 per 17 delle 26 settimane dall’inizio di maggio.
Questo può essere un ottimo indicatore di “acquisto” contrarian per gli investitori a lungo termine.
Analisi di scenario e prospettive dell’economia USA nel 2023 in base alle valutazioni

A livello di P/E sembra invece insolito che possa iniziare un nuovo mercato rialzista partendo da un P/E forward di circa 15,0, che è la media storica del rapporto P/E e la valutazione dell’equity rispetto ai bonds risulta quindi ancora elevata con i tassi attuali.
Diverso invece sarebbe se i 10yr Treasury bond scendessero nuovamente al 3% di rendimento, giustificando così una potenziale nuova, anche se moderata, espansione dei P/E.
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