Martedì 8 novembre si è votato per le elezioni di Midterm negli USA per il 2022, che rinnovano i membri del Congresso, il nostro Parlamento, che è composto da due parti: la Camera dei rappresentanti e il Senato. In diversi stati importanti si elegge anche il Governatore.
Queste votazioni si tengono ogni due anni e quando cadono a metà del mandato di quattro anni del presidente, sono chiamate midterm.
Gli USA sono una Repubblica Federale, in cui i poteri sono divisi tra il Governo Centrale e gli Stati Federali.
Ciascuno stato ha diritto di eleggere due senatori, che restano in carica per sei anni. I membri della Camera dei rappresentanti rimangono in carica per soli due anni e rappresentano i distretti più piccoli.
Nelle elezioni di Midterm 2022 si rinnovano tutti i seggi della Camera dei rappresentanti, insieme a un terzo del Senato. Il Congresso fa leggi a livello nazionale.
Nella suddivisione dei poteri, la Camera decide quali leggi devono essere votate, mentre il Senato ha il potere di bloccarle o approvarle, di confermare le nomine fatte dal presidente e, più raramente, condurre eventuali indagini nei suoi confronti.
Possibili scenari per il Congresso e per il Senato: la c.d. ‘anatra zoppa’

In queste elezioni di Midterm del 2022 negli USA la corsa per la Camera sembra orientata verso una vittoria dei Repubblicani, ma la lotta per il controllo del Senato rimane molto incerta e potrebbe non risolversi neanche martedì 8 novembre, perché nello Stato chiave della Georgia è probabile che si vada al ballottaggio il 6 dicembre.
I democratici comunque hanno tenuto meglio delle previsioni anche se i repubblicani riusciranno ad ottenere il controllo della camera e cercheranno di condizionare la seconda metà del mandato del presidente Joe Biden.
A livello nazionale il consenso di Biden si affievolisce e solo il 41% degli adulti statunitensi lo approva, secondo un nuovo sondaggio della CNN condotto da SSRS e pubblicato mercoledì scorso.
Si sta ripetendo, almeno parzialmente, il fenomeno per cui nelle elezioni di Midterm, il Presidente in carica vede la rimonta del partito di opposizione: dal 1969 almeno un ramo del Congresso appartiene di base all’opposizione, dove il governo diviso rende il presidente ‘un’anatra zoppa, ma il Presidente gode comunque del diritto di veto alle leggi approvate.
Negli ultimi 50 anni, appena in 14 il presidente ha contato sull’appoggio contestuale di Camera e Senato, perlopiù in periodi limitati.
Una vittoria dei Repubblicani al Congresso potrebbe in qualche modo condizionare le scelte dell’amministrazione Biden sullo scenario internazionale?
In caso di vittoria dei Repubblicani, alcuni osservatori temono parte più estrema del partito repubblicano, quella che fa capo alle posizioni di Trump e del Tea party, possa avere un atteggiamento isolazionista in politica estera, quindi possa cercare di bloccare gli aiuti all’Ucraina, ma sulle politiche internazionali l’establishment del partito è su posizioni molto vicine a quelle di Biden e la guida dei Repubblicani al Senato è saldamente in mano alla vecchia volpe Mitch McConnell che ha navigato tra tutti i conflitti di potere degli ultimi 30 anni e che alla fine è sempre riuscito a trovare compromessi il Presidente Democratico del momento o con il leader della minoranza democratica quando Presidente è stato un Repubblicano.
Quali possono essere i riflessi sui mercati finanziari?

Mediamente e soprattutto nelle fasi di mercati ‘orso’ come quello del 2022, l’indice Sp500 tende a toccare un minimo in prossimità delle elezioni di Midterm, per poi rimbalzare e fare un doppio minimo a dicembre, anche perché spesso è proprio a dicembre, con i ballottaggi, che si decide chi ha avrà maggioranza del Senato.

Il 2022 è stato un anno orribile per i mercati finanziari, azionario e obbligazionario, ed è probabile un ‘relief rally’ di fine anno, quando ci si renderà anche conto che l’esito delle elezioni di Midterm negli USA non condizionerà i mercati.
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