Molti analisti si sono sbilanciati parlando di nuovo ordine economico, a seguito dell’ultimo Economic Forum dei BRICS.
La Russia sta cercando in ogni modo di rompere l’assedio in cui si trova a causa delle sanzioni dei Paesi Occidentali e a latere dell’ultimo Economic Forum dei BRICS (Brazil, Russia, India, China and South Africa, acronimo coniato nei primi anni 200 dall’economista di Goldman Sachs Jim O’Neal) si è parlato sempre più insistentemente di un nuovo sistema economico e una valuta di riserva che possa sostituire il dollaro USA.
Al di là della retorica dei Capi di Stato dei BRICS, Paesi dove di fatto la democrazia non esiste oppure è molto fragile, è molto difficile che Cina e India vogliano rompere i molteplici legami economici che li legano alle economie di USA ed Europa.
La Camera di commercio internazionale di Cina ha pubblicato i dati sul fatturato commerciale della Cina per il periodo da gennaio ad aprile del 2022:
con i paesi della regione del Pacifico – 275 miliardi di dollari.
con l’UE – 258 miliardi di dollari.
con gli Stati Uniti – $ 232 miliardi.
con la Corea – 114 miliardi di dollari.
con la Russia – 51 miliardi di dollari.
L’indicatore delle relazioni commerciali con la Russia sullo sfondo di un fatturato commerciale totale con i principali partner mondiali di 875 miliardi suggerisce che i sogni del Cremlino di sostegno globale da parte di Pechino oggi non sono abbastanza affidabili.
La Cina è in grado in questo momento di fungere da locomotiva per i BRICS?
La Cina è essa stessa in una fase di transizione economica delicata che difficilmente le consentirebbe di isolarsi dal resto del mondo senza subirne danni rilevanti.
Va ricordato che la teoria del Presidente Xi è quella di rendere la Cina la prima potenza economica mondiale e non potrà raggiungere il suo obiettivo, isolandosi insieme agli Paesi del BRICS.
Il ciclo economico della si è bloccato ad inizio 2021, per vari motivi, tra cui il rallentamento e i fallimenti nel mercato immobiliare.
A livello politico il Governo cinese ha messo in atto nuove normative tese a regolare il mondo di internet e a frenare l’ascesa dei grandi capitalisti come Jack Ma di Ali Baba e questa situazione ha creato una fase di stallo in uno dei settori a maggiore crescita.
La Banca Centrale Cinese (PBOC), da parte sua, ha già iniziato una politica di allentamento dei tassi per sostenere l’economia, ma parecchi economisti continuano a prevedere che crescita del PIL Cinese sarà decisamente più bassa dell’obiettivo del governo (+ 5,5% per il 2022).
In caso di accentuazione del rallentamento economico, la PBOC non avrà altra scelta che accelerare il ciclo di ribasso dei tassi di interesse e immettere enormi quantità di liquidità nell’economia per evitare lo spettro credit crunch e delle conseguenze di fallimenti a catena.
Può essere interessante in questo momento investire in un ETF sui BRICS?
L’ETF sui BRICS più liquido e rappresentativo è sicuramente l’IShares BRIC 50, ISIN IE00B1W57M07.
Si ricorda che i BRICS non si sono salvati dal trend generale negativo dei mercati azionari. Il trend al ribasso dei mercati emergenti è iniziato già nel quarto trimestre 2020, a cui ha fatto eccezione il Brasile per il suo legame a doppio filo con i prezzi del Petrolio.
Più che la retorica dei Capi di Stato che vogliono fondare un nuovo ordine economico, sarà un eventuale deciso cambio di ritmo della politica monetaria delle loro Banche Centrali a far tornare l’interesse degli investitori sull’ETF BRIC 50.
Guardando con un’ottica più a lungo termine non si possono sottovalutare i rischi di una de-globalizzazione a cui porterebbe la decisione dei BRICS di costituire un blocco economico alternativo alle economie occidentali.
Per questo motivo non riteniamo che abbia senso basarsi sulle prospettive di un nuovo ordine economico perché invece che creare ricchezza determinerebbe conseguenze piuttosto negative sulle loro economie.
Passata la retorica ad uso e consumo della propaganda interna, continueremo a nostro avviso a vedere “business as usual”
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