Il crollo del 6% dell’ETF sull’indice della Borsa italiana FTSEMib deriva dal fatto che molte aziende che fanno parte dell’indice FTSEMib sono fortemente con la Russia, sia sotto il profilo economico, che quello finanziario.
Come si può vedere dal grafico sottostante, c’è luna forte dipendenza energetica dell’Italia dal Gas russo, sia per i consumi residenziali che per quelli industriali, ma oltre a questo, c’è un forte intreccio tra l’economia italiana e quella russa.

Vediamo invece quelle che sono le aziende più esposte e cominciamo col settore bancario.
In base ad un rapporto della Banca dei Regolamenti Internazionali con sede a Basilea, tra le banche Europee più esposte verso la Russia ci sono quelle francesi con circa 23 miliardi di dollari, seguite dalle italiane con poco meno di 23 miliardi e da quelle austriache (Sberbank AG ha sede in Austria) con circa 17 miliardi.
Notevolmente inferiori, invece, le esposizioni delle banche olandesi, tedesche e britanniche: tutte le altre banche dell’Europa occidentale hanno un’esposizione combinata di 17 miliardi di dollari.
Sempre in base ai dati della Banca dei regolamenti internazionali, al 30/09/2021 2021 le banche dell’Europa occidentale avevano esposizioni nei confronti di controparti russe per 91 miliardi di dollari, di cui 41 relativi a posizioni locali in valuta locale derivanti da rapporti delle controllate russe.
Tra le banche seguite da Fitch, quelle con esposizione maggiore alla Russia sono Société Generale e UniCredit e, seppure in misura minore, anche San Paolo Intesa. In caso di default della Russia, impossibilitata anche a pagare le cedole delle proprie obbligazioni in rubli e in dollari, le banche più esposte dovranno passare a sofferenze la stragrande maggioranza dei crediti verso la Russia e le aziende russe, oltre ad azzerare il valore di libro delle proprie controllate russe.
Tra le aziende industriali va ricordata sicuramente l’Eni che acquista il 30% del gas in Russia da Gazprom, che per ora è fuori dalle sanzioni e continua ad essere pagata attraverso Gazprom Bank, ma che potrebbe essere presso anche penalizzata da un’ulteriore allargamento delle sanzioni internazionali o addirittura da ritorsioni del Governo russo, visto che Putin ha chiesto ai suoi ministri di avere entro lunedì 7 Marzo una lista dei paesi che hanno fornito aiuti e armi all’Ucraina e che partecipano alle sanzioni internazionali.
Tra i grandi gruppi vanno citati anche Stellantis, che ha deciso di uscire dal mercato russo, Buzzi Unicem, che in Russia ha il 10% dei ricavi, Brunello Cucinelli, Campari.
Fuori dal FTSEMib 40, particolarmente alta è la concentrazione di fatturato e portafoglio ordini di Maire Tecnimont, come avevamo già evidenziato nel nostro articolo https://www.word2invest.com/2022/02/la-situazione-di-crisi-legate-alle-vicende-russia-ucraina-puo-essere-un-problema-per-le-azioni-maire-tecnimont/, apparso su Word2invest il 25 febbraio, prima che le azioni Maire Tecnimont scendessero del 23% nei giorni successivi.
Può essere interessante compare l’ETF sul FTSEMib dopo il crollo del 6% di venerdì 4 marzo?
L’ETF sull’indice FTSEMib è sceso del 27% dai massimi di inizio gennaio, interrompendo il trend al rialzo in atto dai mini della pandemia nel marzo del 2020.
Nonostante questa forte discesa non ci sono ancora evidenti segnali che l’ETF sull’indice FTSEMib possa aver toccato il minimo di questa correzione, anche se il forte ipervenduto può dare luogo a violenti rimbalzi.
È probabile che molti Hedge Funds abbiano messo in piedi una strategia Long U.S.A./Short Europe e che l’indice FTSEMib sia stato uno dei più penalizzati da queste vendite, anche per la minore liquidità del mercato azionario italiano rispetto ad altri listini Europei.
A livello di analisi tecnica ci sarebbe un ulteriore spazio di ribasso di circa il 5-6% prima di arrivare ad un’area di supporto importante, per cui sembra opportuno mantenere una certa cautela, anche se siamo vicini ad una vera e propria capitolazione.
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