Al recente evento Cambridge International Symposium on Economic Crime tenutosi lo scorso settembre, Charles Randell, presidente della FCA (Financial Conduct Authority), autorità inglese omologa della CONSOB italiana, ha rilevato che nonostante gli sforzi per reprimere le pubblicità ingannevoli nel mondo crypto, solo una normativa dedicata potrebbe portare ad una soluzione “permanente e coerente al problema”.
Al di là di Bitcoin, Ethereum e di tutti i validi progetti là fuori nel mondo crypto, ma che a dirla tutta non sono tantissimi, ci sono altresì migliaia di progetti inconsistenti. Tali progetti promuovono token dalla discutibile utilità e pur presentandosi in ottima veste (sito istituzionale curato, account social avviati, community attiva già in fase di startup del progetto, ecc.) in molti casi non arrivano a vedere il proprio token listato sui principali exchange.
Succede infatti che questi fuffa-token (shit coin e/o meme coin) rimangono accessibili all’acquisto e allo scambio (swap) solo sugli exchange decentralizzati (DEX – decentralized exchange), ma senza che l’exchange abiliti il trading effettivo in accoppiata con altre critpovalute.
In generale, che si tratti di progetti più o meno validi, i risparmiatori che decidono di investire i propri risparmi in criptovalute – fa notare Randell – “non sono coperti o protetti dal Financial Services Compensation Scheme (FSCS) in caso di perdite”.
L’FSCS è l’apparato che si occupa dell’assicurazione (risarcimenti) sui depositi degli investitori del Regno Unito per i clienti di società di servizi finanziari autorizzate (ad operare nel mercato inglese) quando queste non sono più in grado di far fronte agli impegni presi. Dal 2001 ha aiutato oltre 4,5 milioni di persone e ha pagato oltre 26 miliardi di sterline ai risparmiatori.
Gli obiettivi futuri della FCA in ambito crypto
L’FCA – continua Randell – si sta impegnando a porre le basi per la regolamentazione del settore criptovalute, conscio che questo rappresenti parte integrante del futuro della finanza.
Tuttavia, pone la questione di dover bilanciare le esigenze di supportare e favorire l’innovazione digitale, con il contrastare l’uso criminale delle criptovalute e garantendo al contempo la libertà di acquisto di token speculativi solo quando i consumatori sono adeguatamente informati.
L’obiettivo di una regolamentazione minima si raggiungerebbe quindi agendo secondo 3 direttrici parallele, ovvero:
- costruendo un corpo normativo redatto di concerto dal legislatore inglese, l’FCA, la Banca d’Inghilterra e tutti i partner istituzionali nazionali e internazionali coinvolti nella finanza
- attraverso l’autoregolamentazione delle piattaforme di scambio e un loro maggiore impegno nell’educatore i consumatori agli strumenti della defi
- infine, attraverso una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori su queste nuove tecnologie
In pratica, così come in passato internet veniva percepito come “uno spazio libero, fuori dalla legge, impossibile da regolamentare”, salvo poi essere regolamentato per tutelare i consumatori da frodi e truffe online, così ora l’obiettivo delle autorità di controllo dei mercati è quello di regolamentare progressivamente il mondo degli scambi su blockchain. “Non è tollerabile infatti che questa realtà operi completamente fuori controllo”.
Truffe nel mondo crypto e altri rischi dovuti alla NON regolamentazione del mercato crypto: lo scandalo Ethereum Max.
A sostegno degli obiettivi della FCA di tutela del mercato finanziario e dei risparmiatori il presidente Randell cita ad un certo punto un caso emblematico di presunta truffa nel mondo crypto.
L’influencer americana Kim Kardashian lo scorso anno ha infatti pubblicizzato dietro compenso il token speculativo Ethereum Max (EMAX) ai suoi 250 milioni di follower su Instagram. Un’operazione pubblicitaria tremendamente efficace se pensiamo che un suo post ha fatto schizzare la quotazione del token Ethereum Max del 1000%, con volumi medi negli scambi giornalieri passati nel giro di un mese (maggio) dai 5 milioni di dollari agli oltre 30 al picco il 29/5/2021…salvo poco dopo tornare a valere nulla. Un’operazione Pump&Dump da manuale!
Pur comunicando si trattasse di una pubblicità (…e meno male!), la Kardashian non ha specificato che quello di Ethereum Max si trattasse di un token speculativo e che investire in questo token avrebbe messo a rischio il capitale dei suoi follower.
Siamo sicuri che la Kardashian abbia ricevuto un giusto compenso per la sua sponsorizzazione…ma che dire dei followers che si sono fidati delle sue parole acquistando il token? È giusto che persone prive delle adeguate competenze in materia finanziaria possano anche solo pubblicizzare asset finanziari altamente speculativi? Dove sono le garanzie di risarcimento per tutti questi followers in caso Ethereum Max si rivelasse una truffa?
Queste domande hanno già una risposta e confidiamo che anche voi siate pervenuti a miti ragionamenti. Nel frattempo la Kardashian dovrà, insieme agli altri volti noti che hanno pubblicizzato questo token come il pugile Floyd Mayweather e l’ex cestista Paul Pierce, rispondere davanti a un giudice californiano per aver promosso questo apparente crypto scam.
Conclude quindi Randell mostrando le sue evidenti preoccupazioni:
“Circa 2,3 milioni di britannici attualmente detengono questo tipo di token speculativo. Preoccupante è che il 14% di loro li utilizza per fare acquisti, aumentando così l’esposizione alle perdite. E il 12% di loro, circa 250.000 persone, sembra pensare che in caso di errore saranno protetti dalla FCA o dal Financial Services Compensation Scheme. Non è così…Quindi il potenziale livello di danno per i consumatori che questi token puramente speculativi comportano solleva la questione se l’attività di creazione e vendita dei token stessi debba essere inserita nel regolamento FCA.”
Cosa sta facendo in concreto l’FCA e quali sono gli obiettivi futuri
A questo punto il presidente Randell illustra il percorso intrapreso per il momento dalla FCA.
Nei casi in cui i token verranno utilizzati (su territorio inglese) come strumenti di investimento assimilabili a strumenti già regolati dal legislatore (es. azioni e obbligazioni), l’FCA si adopererà con i poteri già previsti per questi per far rispettare la normativa vigente a tutela degli investitori.
Potrà e dovrà intervenire inoltre in tutti quei casi in cui verranno praticate (soprattutto online) tecniche pubblicitarie aggressive e/o fuorvianti per i consumatori per l’acquisto di cripto asset.
In tutti gli altri casi è al momento auspicabile l’avvio di una stretta collaborazione con tutte le aziende che fanno uso di tecnologia blockchain e che immettono sul mercato i propri token per finanziarsi con il pubblico di risparmiatori, al fine di individuare correttamente e come obiettivo primario le figure chiave e le infrastrutture tecnologiche che le aziende utilizzano per collocare asset digitali sul mercato.
Nel futuro prossimo è infine auspicabile una convergenza unita di tutti gli attori internazionali che si occupano di regolamentare e vigilare i mercati finanziari, al fine di costruire un framework normativo omogeneo per le imprese che vogliono investire nelle tecnologie finanziarie del futuro e, più in generale, l’innovazione, la produttività e la crescita economica.
Conclusione
Mentre quindi in Inghilterra le autorità sembrano avere le idee chiare e si buttano le basi per una regolamentazione del mercato in ambito crypto e tecnologie blockchain, l’Italia sembra essere ancora indietro.
Gli esponenti dei vertici istituzionali non si sono ancora apertamente pronunciati sui pericoli e le opportunità di questo nuovo settore e un dibattito pubblico serio ancora non è stato intavolato.
Quella che si candida ad essere la più grande rivoluzione della finanza del secolo, ha già aperto gli occhi di molti. Auspichiamo che anche il nostro mercato si faccia presto sentire.