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Monte dei Paschi di Siena: il declino della storica banca

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Recentemente sono state chiuse, negativamente, le trattative per l’acquisto di Unicredit del 64% delle azioni di Mps controllate dallo Stato italiano.

A fine luglio una delle banche più prestigiose del nostro territorio aveva accettato l’acquisizione delle quote gestite dal MEF.

Cosa ha portato alla fine delle trattative?

Diverse fonti sostengono che il Ministero dell’Economia non abbia accettato le condizioni di acquisto richieste da Unicredit.

Per concludere la vendita, infatti, UniCredit avrebbe richiesto una ricapitalizzazione di oltre 7 miliardi di euro per riassestare la situazione finanziaria di Mps.

Nulla è valsa la controproposta dello Stato pari a 5 miliardi che ha portato ad un sonoro dietrofront.

Qual è la situazione allo stato attuale?

Monte dei Paschi di Siena, ad oggi, risulta una delle banche peggiori a livello Europeo sul fronte patrimoniale.

Il gruppo ha chiuso con 1,7 miliardi in rosso nel 2020 e con 119 milioni di utile nel 2021. Si ipotizza uno scenario addirittura peggiore nel 2023 con conseguente chiusura in negativo.

Inefficace è stato anche l’ultimo salvataggio dello Stato italiano, intervenuto nel 2017 con 5,4 miliardi di euro di fondi pubblici.

La ricapitalizzazione ha, ovviamente, dei limiti imposti dalla Comunità Europea con l’obbligo di vendita delle quote azionarie entro il 31 dicembre 2021.

Quale sarà la fine di Mps?

L’ipotesi più probabile è che lo Stato Italiano chieda una proroga all’Europa per trovare un nuovo acquirente, visto il naufragio delle trattative con Unicredit.

Due mesi sono un lasso di tempo troppo breve data la portata dell’operazione.

Il timore è che nell’aria possa risuonare l’eco di qualcosa di familiare, una possibile situazione simile a quella di Alitalia.

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